“Tempi nuovi” per la Chiesa collepassese: inizia il “cammino” di don Antonio, nuovo parroco e “ciclone gentile” della “Cristo Re”
17 Ottobre 2020Un “ciclone gentile” si è “posato” da qualche giorno su una comunità parrocchiale e sull’intera comunità di Collepasso: don Antonio Tondi, giovane “pretino” – alto, minuto, dinamico e gentile -, è il nuovo parroco della Chiesa “Cristo Re dell’Universo”, insediatosi domenica 4 ottobre, Festa di San Francesco.
“Finalmente un prete che parla la nostra lingua”, dicono le giovanissime Liliana e Letizia.
“Ha portato una ventata di freschezza”, dice la “diversamente giovane” Teresa, che trovo in parrocchia ad offrire pasticcini al nuovo “don” e alle amiche per la sua ricorrenza onomastica con annessi “anta” genetliaci (e consorte “fracasso”).
Giovani e “diversamente giovani” si sentono improvvisamente “travolti da un insolito destino”. Come “rapiti” da questo giovane sacerdote 31enne (è nato a Martano il 5 agosto 1989), che emana un’empatia naturale ed immediata. Tutti lo “sentono” subito amico, fratello, figlio, nipote, familiare, conoscente da sempre, “uno di tutti noi”.
Lui si è subito ambientato e ha ricambiato… anzi, di più!
“In pochi giorni, mi sento già a casa – dice -. È come se conoscessi già tutti e fossi tornato a casa dopo un viaggio. Tutti mi fermano per strada per salutarmi e parlarmi. L’altro giorno ero uscito per andare in piazza a conoscere e salutare un po’ di persone. Mi ha fermato per strada una madre che ha voluto offrirmi un caffè. Abbiamo parlato per un’ora. Sono contento di essere qui. La gente è buona”.
Per quanto mi riguarda, oltre la simpatia e l’affetto di padre e amico che ho subito provato per lui, il giovane prete ha fatto riemergere in me l’antica immagine e la memoria di un appassionato adolescente, pio e mistico seminarista, con tunica da “pretino” (… poi “mancato”. Ahhh… come sarebbe stata diversa la mia vita!).
Il solo “apparire” del giovane prete ha già rappresentato per la nostra comunità un salutare “elettrochoc”.
Segno dei “tempi nuovi” che avanzano, nuova ed emblematica “sveglia” per una comunità talora sonnolenta, ormai assuefatta a “miti e riti” da tempo sedimentati e gratificanti (o frustanti), oggi “valicati” dal naturale “panta rei” (“tutto scorre”) della vita, come è nell’evoluzione e nella “natura delle cose”.
Dopo l’insediamento del nuovo Comandante della Stazione dei Carabinieri, “segno” di un salutare ed emblematico “25 aprile” per Collepasso, quello del nuovo e giovane parroco è il “segno” dei “tempi nuovi” che avanzano anche nella Chiesa locale, sempre amorevolmente diretta da pastori premurosi ed amati (figli, però, di “altri tempi”), nel solco degli insegnamenti di Papa Francesco.
… e “tempi nuovi domandano uno stile nuovo”, diceva Papa Roncalli, nell’aprire la Chiesa alle nuove frontiere del dialogo e del confronto e indire un Concilio di profonda svolta per la Chiesa e il mondo.
Papa Francesco rappresenta per don Antonio il “faro” della sua attività pastorale di “uomo in mezzo agli uomini”, di prete che “si lascia trafiggere dall’amore del Signore e per la gente”, come ha detto il Papa nel concludere nel giugno 2016 il Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi.
Don Antonio ha avuto la ventura di conoscere e abbracciare papa Francesco, ricevendone quasi lo “stigma”, il 12 maggio 2013, in occasione della canonizzazione a Roma dei Santi Martiri di Otranto, allorché, “saltando” ogni cerimoniale, superò con un amico la barriera degli austeri cardinali e quasi “si fiondò” su Francesco, che gli venne incontro e lo abbracciò come un figlio.
“Finalmente un prete che parla la nostra lingua”… quale espressione migliore per identificare e caratterizzare il nuovo parroco?!? Un prete che non è solo giovane, ma “si nutre” del linguaggio e delle attese dei giovani, tanto da essere stato nominato dal Vescovo assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi e segretario della Pastorale Giovani.
In questo profondo legame con i giovani (e non solo) “galeotta fu” (ed è) la sorella Silvia… (come “galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse” nella storia d’amore di Paolo e Francesca del poema dantesco), la cui “stella di Betlemme” “imprigionò” definitivamente il fratello Antonio nell’amore per la Chiesa e per il prossimo.
“Quando ho compiuto 18 anni, è nata la mia sorellina, che oggi ha 13 anni – dice don Antonio -. Quello fu il momento decisivo per la mia vocazione… forse il segno che aspettavo dal Signore per proseguire nel mio cammino verso il sacerdozio. Se oggi riesco a capire i ragazzi e tutti i giovani, le loro dinamiche, linguaggio e aspettative è perché c’è mia sorella che mi trasmette tutto ciò”.
I giovani, prima di tutto. “Il mio impegno prioritario è verso i giovani”, dice don Antonio. “Le mie più belle esperienze sono state nel 2014-2017 quando ho insegnato nelle Scuole Medie di Calimera, Castrignano, Carpignano e Martignano. Un’esperienza bellissima perché tocchi con mano la realtà giovanile”, aggiunge, con l’impegno, “superata l’attuale difficile situazione, di dare vita a tante iniziative giovanili” (ha già voluto incontrare, pur nel rispetto delle norme anticovid, tutte le numerose associazioni della sua parrocchia).
Iniziative che hanno caratterizzato le sue, pur brevi, precedenti esperienze pastorali ad Uggiano ed Otranto, che gli hanno valso l’affetto e i forti legami intessuti con tanti giovani di quelle comunità.
Don Antonio mi rivela un emblematico episodio che riporta alla mia mente uno analogo avvenuto a Collepasso tanti anni fa.
“Il giorno che ho lasciato Otranto i ragazzi piangevano”, mi confida.
Come sessanta anni fa, quando noi ragazzi di Azione Cattolica, affascinati da un altro giovane prete, piangevamo (e facemmo persino le barricate dietro l’Oratorio) per impedire che il viceparroco, l’amatissimo don Cesare Palma (scomparso tre anni fa), lasciasse Collepasso per trasferirsi a Martano.
Come è “piccolo il mondo”… lo stesso don Cesare, “prete sempre giovanile e gioviale”, per anni parroco e guida spirituale del piccolo Antonio Tondi!
“La mia vocazione – ricorda – nasce in parrocchia sin dalle scuole elementari, quando facevo il chierichetto di don Cesare e don Renato Delos. Don Cesare è stato per 50 anni una figura centrale per Martano. Era per tutti un padre”… anche per il piccolo Antonio, del quale ha incoraggiato e guidato la vocazione al sacerdozio.
Una vocazione coltivata con amore ed orgoglio anche dagli amati genitori Paolo (53 anni) e Paola De Simeis (50), dal fratello Mauro, 29 anni e prossimo al matrimonio, e dalla “sorellina-musa” Silvia (13 anni).
Una curiosità: Antonio entra a 12 anni nel seminario di Otranto per frequentare la terza media, ma da seminarista frequenta a Maglie il Liceo Scientifico “L. Da Vinci”. A differenza dei miei tempi, la sua educazione non si è svolta nel chiuso di un seminario, ma sin da adolescente si è “contaminato” con il mondo esterno. Continuerà poi gli studi di Filosofia e Teologia nel seminario regionale di Molfetta e sarà ordinato sacerdote l’8 aprile 2015 ad Otranto.
“Sarai il prete che tutti i giovani desiderano!”, gli scriverà il giorno dopo una profetica amica di famiglia.
“Sono una persona come le altre e mi piace stare in mezzo alla gente”, dice alla fine del nostro incontro don Antonio, “francescano” anche in questo.
“Non perdete la vicinanza e la disponibilità alla gente. A immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti”: è questo, infatti, l’invito e la sollecitazione di Papa Francesco ai suoi sacerdoti!
Piace ed entusiasma questo giovane sacerdote… mi ricorda un altro grande ed anziano sacerdote genovese, oggi scomparso, che diceva: “Il posto di un prete è fra la gente: in chiesa, per strada, in fabbrica, a scuola, ovunque ci sia bisogno di lui, ovunque la gente soffra, lavori, si organizzi, lotti per i propri diritti e la propria dignità”.
Auguri, don Antonio, per la tua missione!
Pantaleo Gianfreda
Post scriptum
…c’è un pregio/difetto (secondo i punti di vista) che unisce i due “homines novi” della nostra comunità.
Il mar.llo Tersigio Zezza e don Antonio Tondi sono, infatti, entrambi interisti… con grande felicità degli interisti collepassesi, grandi “ambasce” per i non interisti e… l’odierno “schiattu” dei milanisti, che oggi hanno battuto l’Inter per 2-1!
Come farà ora il “fedele” Donato a convivere con un “non juventino”?!? “Fracasserà” anche il povero don Antonio, che dice: “seguo molto il calcio… perché anche questo è importante”?!? Gli consiglierei prudenza!