Parco Bosco, “gioiello” trascurato e negletto… quei soldi spesi per “giochi aerei” impossibili da utilizzare. Possibile un progetto per valorizzare il Bosco

27 Settembre 2017 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Capita spesso di recarmi al Parco Bosco, a poche centinaia di metri da casa mia, per gustare e immergermi in uno dei pochi “gioielli” di cui “si adorna” il nostro “autunnale” paesello.

Un luogo magico, per certi versi. “Tragico”, per altri. Residuo del vecchio bosco di 12 ettari, distrutto dalla selvaggia speculazione edilizia negli anni ’60-’70 ad opera e nell’interesse di noti proprietari, favoriti (anche per interesse personale) da amministratori democristiani dell’epoca.

Un bosco, lembo ed erede, forse, delle antiche foreste di querce che per secoli (forse millenni) hanno coperto le nostre terre. Almeno sino alla “deforestazione” selvaggia ed incontrollata di migliaia e migliaia di ettari di boschi avvenuta nel Salento nel corso del ‘700 e dell’‘800. Quelle “deforestazioni” furono attuate dai latifondisti dell’epoca per motivi economici. Le città di tutta Europa, sempre più popolose per l’inurbamento che seguì alla rivoluzione industriale di fine ‘700 e inizio ‘800 (all’epoca tutte le attività industriali erano insediate nei centri urbani), avevano bisogno di “olio lampante” per l’illuminazione di strade e fabbriche. I grandi proprietari, attirati dai lauti guadagni, trasformarono i loro latifondi, sino ad allora coperti da immense boscaglie, e vi impiantarono oliveti in forma intensiva. Le “foreste” di oliveti che oggi occupano le pianure a noi vicine (Cutrofiano, Maglie, Supersano, Scorrano, ecc.), su cui sorgevano il Bosco Belvedere, la Foresta di Cutrofiano ed altri boschi, datano quasi tutte quel periodo. Sino ad allora, la coltivazione dell’olivo, pur sempre presente nel Salento e in tutta l’area mediterranea, era assai limitata. Sebbene i nostri terreni fossero in parte poco adatti alla coltivazione intensiva dell’oliveto, il Salento centrale (e non solo), fu coperto, grazie al clima favorevole, da una “foresta di olivi”, diventata caratteristica del moderno paesaggio. Almeno sino ai giorni nostri. Sino all’arrivo nefasto e distruttivo della Xylella.

A proposito di Xylella, alcune volte mi chiedo se la Natura, a suo tempo “violentata” con la distruzione selvaggia di migliaia di ettari di foreste, non ci stia oggi presentando “il conto” di quelle poco accorte azioni, “vendicandosi” sui nostri incolpevoli olivi, piantati senza alcun criterio 200-250 anni fa (e in decenni successivi) in un habitat di millenarie foreste, completamente “rase al suolo”…

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Scusate la divagazione. “Revenons à nos moutons”, direbbero i francesi… Torniamo al nostro Bosco.

Un luogo ideale per rilassarsi, passeggiare, giocare, leggere, persino per studiare e lavorare. Quando entro nel Parco Bosco (succede a tutti, credo!), “mi si apre” e, al contempo, “mi si piange” il cuore. Per la bellezza di quell’ambiente e, al contempo, per il disinteresse e la trascuratezza verso tanta bellezza da parte dei nostri amministratori. Per lo stato di semiabbandono e di “solitudine” in cui è stato ridotto e condannato un “angolo di paradiso”, una delle vere e poche “ricchezze” naturali, paesaggistiche e persino “culturali” che Collepasso possiede. Un luogo che tutti ci invidiano e che qualsiasi amministratore di buon senso penserebbe di valorizzare e utilizzare nel modo migliore ed ottimale. A quanto pare, però, l’una e trina Amministrazione Menozzi-Felline-Mastria non appartiene a questa categoria di amministratori.

Come giudichereste una persona che, in possesso di un gioiello prezioso, lo lascia abbandonato e incustodito?!?

Quei “lampioni caduti” che si trovano spesso “adagiati” nel sottobosco o lungo i viali sono un po’ “paradigma” del nostro Bosco “solingo”. Dovrebbero illuminare, ma sono “decaduti e deceduti”.

Ve ne è uno, in particolare, dalla storia “illuminante”. Riverso per mesi tra la vegetazione, sul ciglio di un viale, nell’indifferenza generale, improvvisamente, giorni fa, qualche “buon samaritano” lo ha “rimesso in piedi”. Ha rialzato l’infortunato e sfortunato lampione, vi ha interrato a fianco un pezzo di canna di bambù (credo) di circa 20-30 cm come sostegno e ha avvolto entrambi (lampione e canna) in due “legacci” di “indissolubile ed eterno”… fil di ferro!!!

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Vogliamo poi parlare dei tanto decantati giochi o “percorsi” aerei installati da due anni nel Bosco, grazie ad un finanziamento regionale, e mai utilizzati?!?

Leggete i cartelli sottostanti: “Con l’impianto chiuso è assolutamente vietato l’accesso ai percorsi aerei perché non vi sono le condizioni di sicurezza. Quindi: MOLTO PERICOLOSO” … “In assenza del personale è assolutamente vietato e pericoloso accedere ai percorsi” …

Ohibò… si sono realizzate opere pubbliche che nessuno può utilizzare perché… “pericolose”, “non vi sono le condizioni di sicurezza” e manca il “personale“!

Che immensi geni i nostri amministratori, che si vantano di aver realizzato opere… “pericolose” e che non possono essere utilizzate “in assenza del personale” (mai individuato)! Eppure, nonostante che l’”impianto” sia inutilizzabile, la grande rete dove “tuffarsi” dall’alto è sfondata da tempo, come si è spezzato l’asse di legno che sorreggeva la rete all’albero!

L’hanno chiamato “Parco Avventura – Bosco di Collepasso“… avrebbero potuto chiamarlo semplicemente: “Avventura Parco“… oppure scrivere: “E’ pericoloso avventurarsi in questo Parco“…

Sorvolo su bordi delle aiuole eternamente divelti o su ulteriori atti vandalici compiuti la scorsa estate o sulla mancanza della manutenzione ordinaria.

Da mesi un attrezzo fitness è inutilizzabile perché una “gamba” ha avuto problemi… bastava richiedere un veloce intervento della ditta installatrice per sistemarlo… invece, è stato prima rimosso, poi depositato in uno sgabuzzino e, infine, riposizionato al suo posto… “ingessato” (con “gamba” alzata e rigida per… “guarire“!) da alcune cordicelle e inutilizzabile!

Sorvolo anche sulla circostanza che la “grandiosa” Estate collepassese non abbia visto un solo evento programmato in uno dei più belli ed accoglienti luoghi del paese!

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Se poi fate un pur fugace giro lungo il muro di cinta, vi sembra di stare a Baghdad… muri sgretolati (soprattutto verso Nord e Sud), da cui fuoriescono qua e là pericolosi tondini arrugginiti, che rappresentano un vero pericolo. Tra l’altro, si nota ad occhio nudo che in alcuni punti il muro sta cedendo e si sta ripiegando verso l’interno, con il rischio che prima o poi “collassi”.

E’ possibile che nessun amministratore si sia mai accorto dello stato complessivo in cui versa il Bosco?!? Né il pio e generoso, ma inutile ed inefficace come amministratore, assessore al Patrimonio. Né il poco pio e poco generoso, altrettanto inutile ed inefficace come amministratore, assessore ai Lavori Pubblici, che pure è noto per il suo ruolo di efficiente e superlativo “007, la spia che venne dalla videosorveglianza”. Né la deliziosa e poco “grassa” (per fortuna) vicesindaco e assessora all’Ambiente, che pare debba ancora “ambientarsi” nel suo nuovo ruolo amministrativo! “Stendo un velo pietoso” sul lungimirante sindaco Menozzi, intento a sistemare vecchie e nuove proprietà immobiliari personali acquisite in lunghi anni di sudato lavoro professionale (e amministrativo).

Insomma, con tutti i finanziamenti comunitari disponibili attraverso i Piani Operativi Regionali 2014-2020, che potrebbero far cambiare volto ad un piccolo paese e che incentivano in particolare interventi (anche strutturali) in campo paesaggistico, ambientale, turistico, ecc. ecc., … è possibile che a nessuno dei nostri deliziosi, eccellenti e superlativi (dite voi in cosa!) amministratori venga in mente di predisporre un serio progetto di sistemazione strutturale, rilancio e valorizzazione del Parco Bosco, un “gioiello” trascurato e negletto, che rappresenta un “bene comune” dalle enormi potenzialità (anche economiche) per la nostra comunità?!?

Pantaleo Gianfreda

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