33 anni fa la “strage di Capaci”: Giovanni Falcone nel ricordo di Dario Melissano, suo agente di scorta e tutela negli anni 1983-89

33 anni fa la “strage di Capaci”: Giovanni Falcone nel ricordo di Dario Melissano, suo agente di scorta e tutela negli anni 1983-89

23 Maggio 2025 0 Di Pantaleo Gianfreda

Il giovane agente Dario Melissano (1° a sinistra) scorta il giudice Giovanni Falcone (1984)

33 anni fa, alle ore 17.58 della tragica giornata del 23 maggio 1992, in un attentato ordito dalla mafia con una potentissima carica di tritolo, il giudice Giovanni Falcone veniva assassinato a Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Quest’ultimo era un poliziotto salentino, originario di Calimera.

Come salentino è stato un altro “angelo custode” di Falcone, l’ex poliziotto Dario Melissano, oggi in pensione e residente a Cutrofiano, sua città natale, con la moglie Rita Mele, originaria di Collepasso.

Nella splendida e significativa serata del 19 maggio dedicata alla legalità, tenutasi presso l’auditorium della Parrocchia Cristo Re con gli interventi di autorevoli personalità (l’arcivescovo P. Neri, la giudice Mariano, il giudice Tanisi, la comandante P.L. Esposito ed altre) e alla presenza di un folto ed attento pubblico, il dott. Roberto Tanisi, già Presidente del Tribunale di Lecce, ha tracciato uno splendido, incisivo e non formale ricordo di Falcone e Borsellino e ad esso rimando per una utile rilettura e un’attenta riflessione (cliccare su articolo).

Oggi, in occasione di quel tragico momento della storia del nostro Paese, ho voluto chiedere un ricordo e una testimonianza a chi per tanti anni è stato accanto a Giovanni Falcone in qualità di suo “angelo custode” nella scorta organizzata dalla Polizia di Stato a tutela del coraggioso giudice scomparso.

Altre foto di Dario (primo a destra) con Falcone

Dario Melissano è oggi in pensione e dedica gran parte della sua attività quotidiana al ricordo e alla memoria di Giovanni Falcone in incontri e iniziative con scuole, Comuni, associazioni.

Dario è entrato in Polizia nell’aprile 1982, a 19 anni, e venne immediatamente destinato in Sicilia, presso la Questura di Palermo. Successivamente ha svolto servizio a Taranto (nel 1989 alla “Celere” e nel 1997 alla “Volanti” della Questura), a Lecce (dal 1999 nella “Volanti e Scorte” della Questura con scorte al sen. Pellegrino, ai giudici Motta, Cataldi, Capoccia, all’on. Mantovano, ecc.) e, infine, dal 2002 presso la “Volante” del Commissariato di Galatina, dove, negli ultimi due anni prima del pensionamento (1° luglio 2023), ha ripreso anche con le scorte.

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Quegli anni a Palermo sono stati, però, i più significativi e importanti della sua carriera e della sua vita.

Quando arriva a Palermo, nel gennaio 1983, sono già gli “anni caldi” degli attentati e delle stragi mafiose. Dopo l’attentato al Commissariato di Brancaccio, lo Stato comincia a rafforzare le scorte ai Magistrati, sino ad allora affidate ad un settore della Digos, e istituisce un apposito servizio. Dario viene destinato al nuovo servizio e inviato in Sardegna, ad Abbasanta (Or), per un corso di specializzazione di un mese.

Al ritorno a Palermo viene destinato, nel giugno 1983, alla scorta del giudice Giovanni Falcone, guadagnandone subito fiducia e stima. Falcone, infatti, dopo qualche mese, chiede alla Questura di avere due poliziotti come “tutele fisse” (il poliziotto di “tutela”, a differenza di quello della scorta, è quello che sta fisso con il soggetto da proteggere, ne conosce ogni spostamento e organizza percorsi e itinerari). Lo stesso Falcone indica due nomi, tra cui quello dell’agente P.S. Dario Melissano. Un ruolo molto delicato in un periodo particolarmente aggressivo da parte della criminalità mafiosa e della contestuale volontà dello Stato, o almeno di alcuni coraggiosi Magistrati, di contrastare la mafia con ogni strumento possibile.

Le foto dell’epoca che ritraggono Dario, giovane e con i capelli lunghi, accanto o precedendo Falcone rilevano il costante impegno del giovanissimo poliziotto addetto alla tutela di un Magistrato coraggioso e inflessibile nella lotta contro la mafia. Starà accanto a Falcone quotidianamente, prelevandolo di prima mattina dalla sua abitazione, sino al 1989 per tutto il periodo del primo “maxiprocesso” alla mafia. In quell’aula di tribunale prestava servizio anche un altro poliziotto salentino, Antonio Montinaro. Dario ricorda l’amico e collega con un certo “magone”… Antonio, che voleva trasferirsi in altra città, era rimasto a Palermo seguendo il suo consiglio!

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Dario ricorda la “notte di Sant’Arcangelo”, il 29 settembre 1984, quando sino a notte inoltrata e sino alle prime luci dell’alba presidiava con altri colleghi il Tribunale di Palermo, dove Falcone e Borsellino firmavano i 361 mandati di cattura che diedero vita al “maxiprocesso”.

Era vicino a Falcone quando a Palermo si svolsero i funerali di Ninni Cassarà, il coraggioso vicequestore assassinato dalla mafia il 6 agosto 1985 insieme all’agente Roberto Antiochia. In quell’occasione, l’allora Ministro dell’Interno Scalfaro venne duramente contestato dai presenti e dagli agenti di polizia per protesta contro l’inerzia dello Stato. “Se lo dovevano aspettare!”, disse con amarezza Falcone a Dario.

Falcone, nel ricordo del suo “angelo custode”, era persona dolce e molto riservata. Era, dice, “tutto lavoro e casa”. Dario aveva imparato a conoscerlo bene e capiva subito, quando andava a prelevarlo da casa la mattina, il suo umore. Con lui, quando si concedeva momenti di intimità, si parlava di tutto. Rimarrà con lui sino a poco tempo dopo il fallito “attentato dell’Addaura”, avvenuto il 21 giugno 1989. Quando, poi, quel tragico 23 maggio 1992, la mafia riuscì nel suo intento con l’attentato di Capaci, Dario era già a Taranto… pianse ininterrottamente al pensiero di quell’uomo coraggioso ed integerrimo al servizio dello Stato e della Legalità che lui aveva avuto l’onore di “servire” e “tutelare”.

Dario Melissano con casco e mitra preleva con altri colleghi Falcone dalla sua abitazione palermitana

Per questo oggi Dario Melissano, soprattutto da quando è in pensione, vive questa giornata, quelle precedenti e quelle seguenti facendosi “testimone di legalità” nel nome di Giovanni Falcone. Particolarmente in questo mese di maggio dedica il suo tempo a testimoniare la vita e le opere di quest’uomo, che ha conosciuto e frequentato per anni, nelle scuole, nei Comuni, nelle associazioni, nei rapporti quotidiani con i giovani e gli amici, ricordandone l’esempio, perché, come diceva lo stesso Falcone, “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili”.

Dario Melissano oggi con il significativo libro “Noi, gli uomini di Falcone” del gen. Angiolo Pellegrini

Di uomini come Falcone e Borsellino, infatti, “resta il loro esempio, che è la più alta forma di insegnamento possibile”, come sottolineava l’altra sera a Collepasso il giudice Roberto Tanisi.

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Certe “cerimonie commemorative”, diceva lo stesso Tanisi, “si sono rivelate molto spesso per quello che effettivamente erano (e tuttora sono): un trionfo dell’ipocrisia, se è vero che – come ebbe a dire anni fa Roberto Scarpinato – in Sicilia (e anche altrove, aggiungo io) nelle prime file, nei posti riservati alle Autorità sedevano – e siedono – “personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e legalità” per la cui difesa i due magistrati si fecero uccidere”.

Il “buon esempio”, non parole vuote e insulse: questo è il principale messaggio che ci lasciano Falcone e Borsellino, un messaggio rivolto a tutti indistintamente, ma soprattutto a coloro che guidano le Istituzioni ad ogni livello, dal più piccolo Comune sino ai vertici dello Stato italiano… solo l’esempio sconfigge illegalità, omertà e ogni forma piccola e grande di mafia.

Con l’augurio che il sacrificio di Falcone, Borsellino e di tanti eroici e fedeli servitori dello Stato (Magistrati, Forze dell’ordine, semplici cittadini) non sia stato vano.

Pantaleo Gianfreda

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