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Se vi recate in Chiesa Madre, avvicinatevi al montante sinistro della prima porta a destra.
Quale sarà la vostra sorpresa, nel vedere ben incisa una data, della lunghezza di massimo cinque o sei centimetri, su due righi: “10 6 1940 XVIII”.
Càspita!, è la data dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, con i due calendari in voga all’epoca.
“Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate!“.
Il nostro anonimo concittadino collepassese trattenne il respiro.
“Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili“.
A questo punto, forse, il cuore cominciò a battergli più forte.
“La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia“.
Esplode ora lu Pippi, gridacchia un “Viva Mussolini!”, vuole uscire alla chiazziceddhra a condividere l’esultanza con la trentina di concittadini sotto l’altoparlante e lo fa subito.
“La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere!“.
La trentina di Collepassesi osannano.
“Popolo italiano! Corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!“.
Sono da poco passate le diciotto e fra poco c’è la funzione serotina; perciò, l’adunata si scioglie e lu Pippi si avvia verso la Chiesa.
Alla fioca luce di poche candele, ma grazie ai raggi solari che ancora entrano dal portone aperto, comincia lentamente con una roncoletta a lasciare in un angolino del tempio la traccia visibile della propria esultanza, “consacrarla”, chissà!
Quale messaggio più chiaro e lampante, al di là delle parole, di cui va scarso, per poter trasmettere la storicità dell’evento?
– 10 6 1940 XVIII – la data del trionfo fascista.
Passerà non molto tempo e quella che sta incidendo diverrà la data del tonfo fascista, lutti e dolori inenarrabili per il popolo italiano.
La pietra leccese resiste bene, ma la mano forte e precisa, degna di un antico Sumero, continua a scanalare lentamente il muro con segni cuneiformi e in pochi minuti l’opera è completa.
Oggi sappiamo tutti come andò a finire l’avventura incosciente di Mussolini e del fascismo; per questo non vogliamo fare i sapienti del senno di poi.
Ma quanto gradiremmo avere davanti quel lontano nostro concittadino, vedere il suo volto, conoscerne nome, cognome, età, stato civile, lavoro, reddito.
Era giovane o adulto, restò tranquillo a Collepasso o toccò anche a lui partire verso qualche fronte di guerra; e, se rimasto vivo dopo l’immane conflitto, ebbe modo di ravvedersi e rivedere le posizioni?
Quanti pensieri mi assalgono intorno a quella minuscola incisione, sopravvissuta, credo, a tre restauri in tempi successivi!
Purtroppo, mi accorgo di essermi troppo distratto dall’at-tensione alla funzione funebre della cara collega, per cui ho fatto debita eccezione alle mie idee.
Son tornato giorni fa a fotografare quella data, per averne un documento, e ho pensato nientemeno di fare un appello.
Perché non tentare il lancio di una bottiglia in un oceano, insomma, un “chi sa, parli”?
E se non l’avesse fatta un coevo, ma uno dei tanti “ammiratori” del fascio, che fino ad oggi a Collepasso non sono mai mancati (si vendono tanti calendari col “mascellone”)?
Peccato, salterebbe così tutta la mia fantasiosa ricostruzione su quel “10 6 1940 XVIII” in Chiesa Madre.
Il cielo a Collepasso, quel giorno e a quell’ora, era sereno, la temperatura di circa ventotto gradi, il vento debole da nord-est… .
E se, infine, avessi sbagliato tutto io, e, invece, il povero Pippi, smaltita l’euforia e nella cappa di silenzio che avvolse l’Italia intera, in realtà, con quell’incisione avesse voluto raccomandare la popolazione alla protezione dell’Intestataria dell’edificio?
Giuseppe Lagna
5 commenti a Pensieri intorno ad una data incisa nella Chiesa Madre