“Ho scalato lo Stromboli!”: l’esperienza “vulcanica” di Giuseppe Lagna

“Ho scalato lo Stromboli!”: l’esperienza “vulcanica” di Giuseppe Lagna

26 Settembre 2013 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Avvicinamento in motobarca allo Stromboli

Avvicinamento in motobarca allo Stromboli

Finalmente sì, ma a 65 anni e in condizioni fisiche non proprio delle migliori; perciò, per esserci riuscito, devo dir grazie ai miei due “sherpa”, Andrea e Mirjam, cioè mio figlio e la sua giovane compagna.

Sono stati, infatti, loro, ad alleggerirmi dello zaino con tutto l’occorrente per l’impegnativa ascesa e a sostenermi psicologicamente lungo il pendìo sabbioso del rientro alla base, afflitto com’ero da insostenibili dolori ad ambedue le ginocchia (làsciti di un quarantennio di ciclismo).

E con questo, il tour dei vulcani italiani, intrapreso nel 1990 con l’Etna, proseguito con il Vesuvio nel 1993 e Vulcano nel 1997, è completato.

Mi son reso conto, così, che tanti giovani e meno giovani magari dilapidano fior di quattrini in stupidaggini (e le chiamano vacanze), mentre si getta via la fortuna di vivere in una zona del globo fra le più ricche di fenomenali manifestazioni vulcanologiche, ignorandole.

Andiamo ad incominciare

Andiamo ad incominciare

Piuttosto che raccontare nei minimi particolari la mia esperienza sullo Stromboli, iniziata alle 17  e

Osservato speciale

Osservato speciale

terminata alle 22 di mercoledì 21 agosto, è preferibile, cari lettori, rimandarvi alle stupende immagini di Youtube, che parlano da sé; o al cinema e alla letteratura.

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Allego alcune foto personali, rammentando che le più significative, quelle lungo il cono, era impossibile scattarle, aggrappati alla nuda e nera lava, in una serpentina incredibile del nostro gruppo di lingua inglese, e su un sentiero largo trenta centimetri (meglio non guardar giù).

Ben dodici saluti dello “strùmmolo”, durante la sosta di tre quarti d’ora in cima al cratere, di cui uno tipo cannonata, han ripagato tutti quanti della fatica compiuta (tre magliette completamente intrise di sudore).

La cima è vicina

La cima è vicina

Non bisogna avere timore dei vulcani, ma degli uomini– ripeteva Mario, la guida di Magmatrek; e

Ragazzi, che botta!

Ragazzi, che botta!

ha ragione, nel senso che la vita sulla Terra la dobbiamo ad essi.

Però, a quella botta stromboliana, improvvisa e con un lancio di materia lavica incandescente di un centinaio di metri, Andrea, sempre ironico, ha divertito i vicini così: –Non vedo l’ora di riabbracciare la mia mamma!

L’avviso di burrasca da nord, ricevuto dalla guida, con temperatura scesa a 18 gradi (dai 36 sul mare), ci fa anticipare la discesa di un quarto d’ora.

Con polvere di zolfo in viso e nelle narici, abbandoniamo, così, alla compagnia della Luna piena, la “trottola” del Tirreno, che continua imperterrita a borbottare sotto i nostri scarponi.

4 Finalmente sul cratereSpettacolo assoluto.

Giuseppe Lagna


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Pantaleo Gianfreda
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