Si amplia truffa all’Inps: altri 27 indagati

20 Giugno 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Anche persone di Collepasso tra i nuovi indagati

Quella che nel febbraio scorso la Guardia di Finanza della compagnia di Gallipoli, comandata dal capitano Umberto Bianco, riuscì a smascherare, fu una delle più colossali truffe all’Inps mai perpetrate e di cui vi sia traccia nelle cronache nazionali: oltre un centinaio di indagati, di cui 48 finiti agli arresti, fra carcere e domiciliari. Fu il pubblico ministero Marco D’Agostino a condurre l’inchiesta, denominata “Caronte”, con i rinvii a giudizio successivamente richiesti dal sostituto procuratore Ennio Cillo, dopo che il primo ha ottenuto nuova destinazione nel barese. Quindici le imprese coinvolte in un meccanismo tanto semplice, quanto efficace, che prevedeva la fittizia assunzione di lavoratori, con la percezione di contributi assistenziali e previdenziali, e, in diversi casi, anche con l’ ingresso illegale in Italia di centinaia di extracomunitari.

All’apice della piramide, per un giro di milioni di euro, l’agenzia di consulenza “Acquaviva” di Casarano, gestita dai tre fratelli Antonio Giovanni, 44enne, Giuseppe, 54enne e Bianca Maria, di 59 anni. La stessa agenzia, ed è qui la novità, che per l’identico giro, ovvero un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, sarebbe dietro a cinque ulteriori casi di aziende (tre di Matino, due di Casarano), con 27 nuovi indagati, questa volta a piede libero: tutte persone residenti fra Casarano, Matino, Collepasso. In realtà, si tratta della seconda tranche di quell’inchiesta più corposa. In prima istanza furono quindici, come già sottolineato, le ditte incriminate, mentre su altre cinque gli accertamenti dovevano ancora essere ultimati.

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Finite le verifiche da parte di “fiamme gialle” gallipoline e Procura di Lecce, si è ora messo a nudo questo secondo business illecito, che entrerà a far parte di un nuovo filone processuale. Il pm inquirente, in questo caso, è Alberto Santacatterina. I finanzieri hanno dunque ravvisato lo stesso meccanismo, con ipotesi di reato che vanno dalla già citata associazione per delinquere, passando dalla truffa aggravata ai danni dell’Istituto previdenziale e concludendo con il falso ideologico. E si calcola che attraverso la fittizia assunzione di lavoratori, le società in questione avrebbero indebitamente percepito contributi assistenziali e previdenziali per circa 335mila euro.


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Pantaleo Gianfreda