La parabola de “Il Figliol prodigo” declamata in rima dialettale da Giuseppe Marzano (7 aprile, ore 19.30, Chiesa Cristo Re)

La parabola de “Il Figliol prodigo” declamata in rima dialettale da Giuseppe Marzano (7 aprile, ore 19.30, Chiesa Cristo Re)

5 Aprile 2022 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Giovedì 7 aprile, alle ore 19.30, presso la Chiesa “Cristo Re”, in occasione della Santa Quaresima, sarà presentata la parabola de “Il figliol prodigo” (Luca, 15, 11-32), declamata da Giuseppe Marzano in rima dialettale.

G. Marzano

La parabola del “figliol prodigo” – “lu fiju sfamiju” – è inserita nella raccolta di poemi e poesie in vernacolo “Muddhricule te Bibbia” (“Libera versione in rima dialettale di alcuni brani della Sacra Scrittura”), scritta e pubblicata nel 2009 per “Akàdemos edizioni” da Giuseppe Marzano, noto cultore del nostro dialetto e storico locale, già insegnante e fiduciario presso la Scuola elementare di Collepasso, nonché amministratore comunale e sindaco.

Come scrive l’altro noto scrittore e storico collepassese Salvatore Marra nella Prefazione al libro, Giuseppe Marzano, traendo “ispirazione dal testo sacro”, in questa impegnativa e straordinaria opera “racconta la fede, cantando in forma lirica la Parola”. Così prosegue Salvatore Marra: “E la lirica è, per definizione, espressione intima dell’io, melodia del cuore, svelamento di sé, «spontaneo traboccare di forti emozioni», secondo la felice espressione del poeta inglese William Wordsworth. Forti emozioni! Moti indefiniti e irrefrenabili dell’anima sfiorata dal Mistero che ci avvolge e ci persuade al Bene, al Bello, al Vero, anche se spesso, inconsapevoli naufraghi, aneliamo a prode vaghe e ignote”.

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In effetti, la parabola del “figliol prodigo” in rime dialettali, uno dei sette poemi presenti nel libro di Giuseppe Marzano che verrà da lui declamata nella Chiesa “Cristo Re” dopo la celebrazione della S. Messa, rappresenta un’autentica opera lirica che raggiunge picchi di “forti emozioni” e sensazioni nel lento e familiare fluire dell’antica lingua dei nostri avi, così mirabilmente “intessuta” dal suo autore… sino a quel finale “Sire cu nù ‘gghessi, fiju meu!”, che dà il titolo alle rime, di fronte alle rimostranze dell’altro figlio per i tanti festeggiamenti del padre per il ritorno a casa del fratello “sfamiju” (“Stù fiju ca era mortu, mo’ gghè viu!” … “Fiju, a’ tantu tiempu ca te spettu”… “Lu core te lu tata, a picca a picca, a quiddhru te lu fiju va’ ssè ‘zzicca! Nù core intra l’addhru… cùntane, ci puru ca su muti…”).

Immagine della parabola tratta dal libro di Giuseppe Marzano

La parabola del “Figliol prodigo” è paradigma del buon Dio, Padre comprensivo e misericordioso… “…Iddhru, lu Signore te lu celu…”, che, nonostante i nostri errori e i nostri abbandoni, “… Iddhru, sempre Iddhru, ‘u Sire nosciu, ‘ndè ‘mbrazza tutti comu lu sfamiju e a Casa sòa ‘gghè festa. È nù ‘scumpiju!”.

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Vale veramente la pena ascoltare la declamazione del breve poemetto dalla viva voce dell’ins. Marzano, per il quale il giovane parroco don Antonio Tondi ha voluto organizzare in Chiesa quest’incontro comunitario, religioso e culturale proprio nel corso del periodo quaresimale, un periodo che è o dovrebbe essere di profonda riflessione religiosa e umana… soprattutto in questi drammatici momenti di guerra… in cui ogni uomo vorrebbe vedere tanti crudeli e disumani guerrafondai tornare, come il “figliol prodigo”, alla Casa del Padre, che è casa di pace, benessere, umanità e fraternità!

Pantaleo Gianfreda


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