22.2.22: i 100 anni di Giuseppe “Pippi” Marzano, intellettuale e falegname

22.2.22: i 100 anni di Giuseppe “Pippi” Marzano, intellettuale e falegname

22 Febbraio 2022 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il neocentenario Pippi Marzano in una foto di alcuni anni fa

Mesciu Pippi Marzano, per decenni uno dei più rinomati falegnami di Collepasso, compie oggi 100 anni.

Foto giovanile di Pippi Marzano

È nato, infatti, a Collepasso il 22.2.1922 e raggiunge il mitico traguardo centenario nell’odierna giornata, una data numerica all’apparenza così simbolica e densa di misteriosa “seduzione”: 22.2.22 (22 febbraio 2022)!

Chissà cosa avrebbero detto filosofi, studiosi e letterati a lui tanto cari di fronte alla “sincronia” del suo appuntamento centenario con i numeri espressi da questa data!

D’altronde, la Numerologia non è una delle più antiche e affascinanti scienze simboliche?!?

Non solo Assiri, Caldei e Babilonesi nel bacino del Mediterraneo, ma anche Maya, Incas e Aztechi nelle antiche civiltà precolombiane delle Americhe (per non parlare della Numerologia ebraica, cinese e di altre civiltà) assegnavano ai numeri un’importanza e un significato fondamentali. Per Platone la Numerologia era il grado più alto della conoscenza e l’essenza dell’armonia cosmica e interiore.

Sopra e sotto: Pippi con tutti i familiari in occasione del suo 90° compleanno

… ma lasciamo le interpretazioni simboliche dei numeri agli esperti e veniamo al nostro neocentenario.

Ci vorrebbe un “paginone” o un libro per raccontare i cento anni di quest’uomo straordinario.

Sono passati cento anni e ricordo tutto…”, ha sussurrato quando mi sono avvicinato al suo letto, dove giace “allettato” da circa un anno ancora perfettamente lucido, sebbene impossibilitato ad affrontare una lunga conversazione.

Pippi con la moglie ed il figlio Federico a Firenze, dove studiava il figlio Ferdinando

Ti ricordi di me?!?”, gli ho chiesto. “Certo. Lu Pantaleu… lu fiju te lu Pascalinu te lu Quintinu Vigna”… “e giù…” con la lucidissima e arzilla moglie 94enne Grazia Sindaco in antichi ricordi “te la nunna Esterina” (mia nonna), dove la piccola Grazia era di casa (le famiglie di Pippi e Grazia abitavano in quegli anni in via M.llo Badoglio, vicino alla “puteca te la Maria e te lu Vitucciu”, “ad un tiro di schioppo” dalla mia casa avita), “te la nunna Pippi” (mia zia) che le ha fatto da madrina battesimale, ecc. ecc. … con Ferdinando, poi, abbiamo scoperto di avere in comune il padrino di battesimo, Andrea Rotella, rigoroso e indimenticabile docente di Lettere Classiche al Liceo “Capece” di Maglie e nel Dopoguerra primo e indimenticato sindaco di Collepasso, del quale mio padre fu consigliere comunale (lo sarà anche Pippi Marzano, dal novembre 1964 al giugno 1970, con la prima Amministrazione del sindaco Giuseppe Errico)…

Pippi con la moglie Grazia Sindaco

… “fili” e “tessiture” di antichi rapporti familiari e comunitari che, simili a tante “arabe fenici”, sembrano misteriosamente risorgere e riapparire dai meandri carsici di una umanità e di una comunità “di altri tempi”, vissuta dai più anziani come una lontana e felice “era di Kronos”, ma che talora anche a noi pare nostalgicamente rimpiangere ascoltando i racconti di questi vecchi saggi, ai cui antichi e migliori valori forse dovremmo tutti guardare.

Una foto di “Pippi intellettuale”

Come si fa a non inchinarsi reverenti di fronte ad un vegliardo che, accanto alla manualità della sua antica professione di falegname (come il più noto Giuseppe di Nazareth, di cui porta il nome), ha coltivato da sempre la passione per la cultura, la filosofia, le arti, la letteratura, la musica?!?

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Ferdinando, il prediletto figlio divenuto architetto e docente (ora in pensione), mi mostra con orgoglio la ricca biblioteca paterna, da cui lui stesso ha attinto “a piene mani” nella sua giovanile formazione culturale.

Quanti, anche tra i più colti ed istruiti, possono vantare di aver avidamente letto e studiato, come Pippi Marzano, le opere (talora difficili) di Emmanuel Kant o di Ludwig Feuerbach o di tanti altri filosofi e autori italiani e stranieri?!?

La “Critica della Ragion pura”, la “Critica della Ragion pratica” di Kant, filosofo per eccellenza della modernità, l’Enciclopedia Utet o i libri storici di Corrado Barbagallo e tanti e tanti altri autori sono stati per l’autodidatta Giuseppe, folgorato sin da giovanissimo da un’ardente passione per la cultura, soprattutto la filosofia, inesauribile fonte di conoscenza e formazione.

Sopra e sotto: alcuni dei tanti libri della ricca biblioteca si Pippi Marzano

Non a caso, nell’immediato Dopoguerra e negli anni ’50-’60 Pippi, tornato indenne dai campi di concentramento tedeschi, si legò ad un gruppo di giovani intellettuali collepassesi, come Orazio Merico (poi docente di Lettere Classiche e Preside), Marco Resta (il fantasioso ed esuberante Marcuccio, poi medico, “era di casa”… a casa di Pippi) e, soprattutto, Lionello Mandorino. Il celebre pittore, scomparso a 93 anni nel marzo 2021, era legatissimo a Pippi, al quale donò molti dei suoi primi quadri, che ora “adornano” la casa di Giuseppe Marzano e anche del figlio Ferdinando.

Un quadro di Lionello Mandorino del 1946 dipinto in onore di Pippi Marzano

Significativo un quadro di Mandorino del 1946, che adorna con altri Casa Marzano, nel quale il pittore, accanto ad altre immagini, riproduce un libro per sottolineare ed esaltare il forte legame di Pippi con i libri e la cultura. Omaggio di un grande artista collepassese e salentino, al quale il “falegname intellettuale” insegnò anche le basi della musica, ad un uomo straordinario ed eccezionale, che non ha frequentato “scuole alte”, ma è stato appassionato ed inesauribile “autodidatta” … … perché il nostro Pippi amava anche la musica, suonava la tromba e per decenni ha insegnato privatamente a tanti ragazzi e giovani l’arte di Euterpe, la musa della musica!

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E che dire poi delle testimonianze di antifascismo e di democrazia di quest’uomo, che in giovane età fu strappato dalla sua terra come tanti altri giovani e “buttato” sul fonte bellico dell’Albania, dove venne catturato dai nazisti il 17 settembre 1943, fatto prigioniero e rinchiuso in un campo di concentramento, da cui tornò a casa solo il 29 giugno 1945?!?

Mio padre – dice Ferdinando – ci raccontava spesso di quegli anni terribili, delle cattiverie e atrocità dei nazisti, della privazione di cibo, della fame che si soffriva. Raccontava che a Valona andava a caccia di tartarughe per non morire di fame. Quando tornò dal campo di concentramento pesava solo 41 chili”.

Ricordi tragici sempre nitidi nella mente di Pippi Marzano, che in diverse occasioni volle testimoniare pubblicamente quegli anni terribili di atrocità e distruzioni, soprattutto dopo la pubblicazione del ponderoso volume di Pati Luceri “I deportati salentini leccesi nei lager nazifascisti” (2015), in cui, tra i circa settemila, compariva anche il suo nome. Con l’autore e il nostro Giuseppe Lagna, infaticabile organizzatore di eventi antifascisti, Giuseppe Marzano divenne testimonial di quegli anni in diversi incontri organizzati nei Comuni salentini, compresa Collepasso in occasione della “Giornata della Liberazione” celebrata nel nostro Comune il 25 aprile 2015 e il precedente 15 febbraio nel circolo Arci (cliccare su articolo).

Sopra e sotto: Pippi Marzano con Pati Luceri, il sindaco Paolo Menozzi e Giuseppe Lagna in occasione del 25 aprile del 2015

Dopo la Guerra Pippi torna a casa per riprendere l’antica arte paterna di falegname, ma, grazie alla sua cultura e cristallina onestà, viene anche nominato Commissario comunale per il sostentamento delle famiglie povere, un incarico che avrà per alcuni anni per far fronte alle contingenti difficoltà alimentari postbelliche della popolazione collepassese.

Il 26 aprile 1953 sposa Grazia Sindaco, la fanciulla vicina di casa (avranno due figli, Ferdinando e Federico)… si conoscono da sempre… le case avite erano divise solo da un’altra abitazione, ma i due comunicavano “tramite l’asciucu” l’acerbo e precoce amore… il loro matrimonio era scritto nel destino!

Foto del matrimonio di Pippi e Grazia. Sotto: dietro la coppia, il prof. Andrea Rotella e la moglie Livia, testimoni di nozze

Anche lei, Grazia, è una donna eccezionale. Oltre ad avere cura della famiglia, ha sempre lavorato in campagna come produttrice di tabacco nel periodo primavera/estate e come tabacchina alla “fabbrica te lu tabaccu” nel periodo autunno/inverno. Il figlio Ferdinando chiosa divertito: “La mamma ha sempre lavorato, papà ha fatto un po’ l’intellettuale”.

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Non che Pippi disdegnasse l’attività manuale. Anzi. Lui, però, lasciava alla moglie le incombenze agricole e pensava solo alla falegnameria, soprattutto dopo la breve parentesi di lavoro in Svizzera (fine anni’50-inizio anni ’60), dove, come migliaia e migliaia di salentini, si era recato per sopperire alle difficoltà del periodo e alle esigenze familiari.

Come noto, mesciu Pippi è stato uno dei maggiori e migliori “maestri di falegnameria” della nostra comunità, autore di pregiate opere, oltre le ordinarie necessarie all’edilizia abitativa, “lu mesciu” di tanti giovani successivamente affermatisi nel settore, che ancora oggi continuano ad essergli grati, onorarlo e riverirlo con periodiche visite.

Mi ricorda un caro amico che quando venne fatto il restauro della nostra Chiesa Matrice, le portelle delle urne degli altari vennero realizzate manualmente (e donate) proprio da Pippi e da un suo “allievo”, il defunto Tonio Scollato (sotto con lui nella foto).

Pippi con suoi antichi “discipuli” falegnami

La falegnameria è stata da sempre una tradizione della famiglia Marzano.

Il padre Giovanni, falegname di Matino, si era trasferito a Collepasso all’inizio del secolo scorso per svolgervi l’attività artigianale (anche il fratello Luigi, padre dell’omonimo cugino Giuseppe “Pippi” Marzano, il noto maestro e scrittore, oltre che ex sindaco e amministratore comunale, si era trasferito da Matino a Collepasso). Pippi era il maggiore di quattro fratelli. Insieme a lui Salvatore, Vito e Ferdinando. Quest’ultimo morì precocemente mentre Pippi era in guerra… non a caso ha dato questo nome al suo primogenito.

I tre fratelli svolgevano tutti, a pochi metri di distanza l’un dall’altro, l’attività di falegnami… seppur, senza nulla togliere agli altri, il Nostro ha sempre primeggiato (non era il fratello maggiore?!?), anche perché ha voluto sempre evolversi professionalmente, oltre che culturalmente.

Nei primi anni ’80 costruisce la nuova falegnameria, a poca distanza dall’originaria, dove svolgerà la sua attività sino agli albori di questo secolo. Insieme al figlio architetto, che abita il piano superiore, progetterà e realizzerà autentiche opere d’arte, che testimoniano la passione e la cura certosina dedicata alla sua attività artigianale… poi il peso degli 80 anni comincia a sentirsi ed è costretto ad abbandonare gli arnesi di falegname.

La falegnameria di Pippi Marzano

… ma quella falegnameria è ancora lì (si avvertono in quel luogo le vive essenze di un tempo che fu), gelosamente e sacralmente custodita e lasciata intatta dal devoto figlio Ferdinando, che là simbolicamente conserva, accanto agli strumenti e alle macchine del mestiere, le antiche fonti della cultura del padre, gli antichi (e sempre attuali) libri da cui si “abbeverava”, le enciclopedie, i consunti testi di musica per i suoi allievi, il “cuore” di una vita centenaria degnamente e “superbamente” vissuta…

… perché Pippi non è stato soltanto un uomo, un falegname, un padre e un marito esemplari… è stato anche un “intellettuale”, un intellettuale di popolo, che ha sempre concepito e inteso il sapere e la cultura come il vero mezzo di emancipazione personale e popolare.

Foto recenti di Giuseppe “Pippi” Marzano. Sotto: con la moglie e il figlio Federico

Insomma, una vita centenaria intensamente e proficuamente vissuta… un vero “maestro di vita”!

Tanti auguri, mesciu Pippi, grande uomo e falegname…

… stimato intellettuale e maestro di musica, cultura e vita!

Pantaleo Gianfreda

Di seguito le foto, tratte dalla pagina facebook del Comune di Collepasso, dell’odierna visita della sindaca Manta e degli amministratori comunali per porgere il saluto e gli auguri dell’intera comunità al neocentenario ed offrire una targa ricordo.


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Pantaleo Gianfreda