Covid e “voci” incontrollate a Collepasso: una doverosa precisazione su un caso di omonimia

16 Novembre 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Cinque giorni fa il sindaco ha dato notizia sul suo profilo privato facebook degli otto casi di covid-19 attualmente presenti a Collepasso. La notizia è stata poi riportata pari pari anche da questo blog. Nel suo post il sindaco annunciava che anche “un assessore (vicesindaco) è risultato positivo”.

Una postilla incauta e in violazione delle norme sulla privacy, non essendo possibile divulgare generalità o estremi identificativi di chi è colpito dal virus e di chi, familiare o altro, viene poi costretto in “isolamento fiduciario”.

L’imprudenza e (giusto per chiamare con nome e cognome il “fattaccio”) la grave violazione di legge fatta dal sindaco hanno dato adito ad una serie di congetture, “voci”, pettegolezzi e dicerie varie. Tanto da costringere uno dei figli della vicesindaco, Francesco Nocco, ad effettuare subito un tampone e, essendo risultato “negativo”, a pubblicare persino copia dell’esame clinico sul suo profilo e su un noto gruppo facebook locale, al fine di “tranquillizzare tutte le persone che nell’ultimo periodo sono state a contatto con me”. Un’iniziativa certamente irrituale, al fine di tacitare “voci” e pettegolezzi, propagatisi per un’altrettanto irrituale “faciloneria” comunicativa.

C’è, però, un altro risvolto di questa “imprudenza”, che ha coinvolto a loro insaputa altre persone.

Perché a Collepasso vi è un altro giovane che ha lo stesso nome e cognome (Francesco Nocco), che, pur non essendo stato lontanamente sfiorato dal virus, si è visto “tirato in ballo” da varie dicerie e il suo stato di salute è stato fatto oggetto di curiosità, pettegolezzi e continue richieste ai familiari. Tanto che il padre Sergio Nocco e la madre Maria Rita mi pregano di assicurare tutti, tramite questo blog, che il figlio Francesco sta bene e non ha alcun problema con il virus.

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Essere colpiti dal virus non è certo una colpa né bisogna guardare “in cagnesco” chi ne è colpito o familiari. Anzi, vicinanza umana e solidarietà sono doverose verso chi ha avuto la sfortuna di esserne vittima. Può succedere e tutti quanti stiamo facendo del nostro meglio perché non succeda ad ognuno di noi.

Evitiamo, però, “cacce all’untore”, dicerie, pettegolezzi o cose simili che spesso coinvolgono “a casaccio” persone che non “c’entrano niente”. È pur vero che in un piccolo paese, quale Collepasso, le notizie “volano” e spesso il “venticello” diventa un “uragano”, ma cerchiamo di rispettare la privacy di chi vive, direttamente o indirettamente, pesanti e difficili situazioni personali sanitarie e, soprattutto, di non propagare voci e nomi “a casaccio”.

… e per evitare di essere contagiati da questo terribile “mostro” cerchiamo sempre di rispettare rigorosamente tutte le misure di prevenzione che ci vengono richieste (mascherina, distanziamento, ecc.)… e buona salute a tutti!


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Pantaleo Gianfreda