Silenzi assordanti e “orrori” social: riflessioni e interrogativi dopo il blitz antidroga dell’Arma dei Carabinieri a Collepasso

16 Novembre 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ho atteso inutilmente una pubblica presa di posizione e il sostegno all’Arma dei Carabinieri da parte del sindaco o di qualche amministratore e politico di Collepasso dopo l’operazione che dieci giorni fa ha portato all’arresto di una persona (ed altre nei Comuni vicini) per reati legati alla droga. Nell’abitazione del fermato è stato trovato anche un giubbotto antiproiettile con matricola abrasa. Un fatto inquietante!

Persino le pagine facebook degli amministratori, sempre prodighe e debordanti di foto e post celebrativi e autocelebrativi, continuano ad essere mute e latitanti.

Eppure, nel caso in questione c’è la plateale conferma di un drammatico problema da tempo “sussurrato” con preoccupazione: la presenza della droga anche a Collepasso e di criminali che la spacciano.

Un problema che riguarda tanti giovani (non solo) e loro famiglie e dovrebbe preoccupare l’intera comunità. In particolare chi ne ha la responsabilità politica ed amministrativa.

Silenzio totale, invece, da parte di un sindaco e di un’amministrazione che non hanno il coraggio e la dignità di intervenire e prendere posizione, come loro dovere. Silenzio totale anche dell’opposizione di destra (a parte lo scellerato like di uno screditato ex sindaco) e di sinistra, che non avverte nemmeno la sensibilità di porre la questione e chiedere la convocazione di un Consiglio comunale.

Un problema – quello della presenza sempre più massiccia della droga – che dovrebbe preoccupare e far discutere tutti (amministratori, partiti, parrocchie, scuole, associazioni e sindacati) sia per i drammatici e diretti effetti su “consumatori” e famiglie sia per la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. Appare acclarato, infatti, che i furti che si verificano periodicamente nel paese siano in qualche modo collegati all’esigenza dei più “indigenti” (i ricchi “viziosi” non hanno questo problema!) di procurarsi denaro per acquistare le dosi.

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Silenzio totale, invece… quasi a voler rimuovere il tema e far finta che non esista! Il tutto tra la diffusa ipocrisia, ben rappresentata e somatizzata dal sindaco Menozzi, e la velleitaria rappresentazione di Collepasso come terra felix propagandata da amministratori mestatori e mistificatori, che la renderebbe immune da azioni e presenze malefiche. Costoro hanno avuto la spudoratezza di intitolare la Sala consiliare ai giudici Falcone e Borsellino, trucidati dalla mafia e morti per difendere la legalità, ma ne oltraggiano le figure e ne tradiscono il messaggio con silenzi omertosi e invereconde codardie.

Cosa aspettarsi, d’altro canto, da chi ha persino negato l’evidenza storica dei drammatici fatti che colpirono Collepasso a fine anni ’80-inizio ’90, avvenuti mentre l’attuale sindaco era già – trenta e più anni fa! – silenzioso e omertoso amministratore?

Quello che sconcerta è poi la circostanza, non a caso evidenziata da un titolo de “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 10 novembre, che il soggetto arrestato sia anche “presidente della squadra di calcio del paese”. Concessionario, pertanto, di una struttura pubblica, quale il campo sportivo. Nessuna seria e ferma iniziativa del sindaco e del consigliere delegato allo Sport e all’Associazionismo per “sminare” i malefici effetti della vicenda.

Illuminanti poi gli “orrori” diffusi su facebook, che certificano profonde “malattie sociali” e un’inquietante “suburra” criminogena che covano nel “ventre” della comunità e dovrebbero far riflettere tutti.

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A parte i commenti di condanna (tutti anonimi) pervenuti a questo sito, i social, così capienti di interventi spesso insulsi su futili quotidianità, in questa occasione non hanno generato allarmi, appelli, preoccupazioni o condanne. O meglio, l’hanno pure “generato”… ma “a parti invertite”. Sempre attuale il saggio aforisma cinese… “Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito e non la luna”. Gli “strali” di tanti si sono, infatti, appuntati non sulla “luna” (droga e spacciatori), ma sul “dito”. Su chi, cioè, ha “osato” indicare e riportare un fatto di cronaca (come poi ha fatto tutta la stampa provinciale).

Tanti “leoni da tastiera”, qualunquisti, fascistelli da strapazzo, poveri “discraziati” o semplici “uccaperte”, così debordanti di indignazione e improperi contro immigrati e loro ipotetica “propensione a delinquere”, hanno pensato bene di ergersi – novelli “professoroni” del codice penale – a “giustizieri” del cronista e “garantisti” dell’arrestato, ignorando le confessioni di responsabilità dello stesso al Magistrato.

Sorvolo su questi poveri “giustizieri”, che cianciano a vanvera perché privi di un minimo di cultura giuridica.

Non sorvolo, invece, su altri “giustizieri”, che, pur ammantati di cultura giuridica, pensano che legge e Giustizia siano solo “cenere (e carbone)”, da loro stessi generata, da spargere sulle altrui teste. Garantisti “a fasi alterne” (“giustizialisti” con gli onesti e “garantisti” con i disonesti) secondo i propri interessi personali, familiari e politici, che reclamano il diritto alla difesa dell’indagato “costituzionalmente riconosciuto dalla costituzione” (!!!) e censurano senza pudore il diritto all’informazione – anch’esso riconosciuto dalla Costituzione – a rendere noti fatti criminosi anche vicini a noi (e non solo quelli lontani).

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Vanesi e sconsiderati “giustizieri”, divenuti ormai usurate “capezze” al capezzale della Giustizia, vaneggiano “sin cabeza”, come direbbero gli spagnoli (cioè “sensza capu”), di “errori e orrori” altrui di fronte allo specchio di se stessi, nell’illusoria speranza di sovrapporre altrui immagine alla propria. Senza nemmeno esprimere una minima condanna verso il drammatico fenomeno della droga e chi la spaccia. Chissà perché!!!

A questi “giustizieri” esprimo miseri-cordia e com-passione!

Preoccupa in questa nostra comunità il sempre più acuto affievolirsi del senso dell’etica, della moralità e della legalità, del rispetto delle leggi e delle regole che devono sovrintendere la società e ogni comunità.

Eppure, una comunità che, come la nostra, si ritiene sana dovrebbe essere capace di condannare e riflettere collettivamente sulla drammatica e diffusa realtà della droga e su fenomeni criminogeni che allignano nel “ventre” del paese, al fine di contrastarli con fermezza e trovare le soluzioni più adeguate per “cacciare i mercanti dal Tempio”. Tutto ciò non succede.

Chiediamoci il perché e preoccupiamoci almeno un po’… prima di ritrovarci reimmersi nelle drammatiche realtà di pochi decenni fa!

Pantaleo Gianfreda


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