Fabrizio De André “sfrattato” … “si rifugia” su un palo della segnaletica stradale accanto a casa Di Gesù

7 Aprile 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Mi appare all’improvviso, “appollaiato” su un palo della segnaletica stradale, mentre risalgo a piedi via Conte Alberti.

“Che fai lì?!? – gli chiedo – ma non eri nell’abitazione di fronte?”.

“È una storia da dimenticare, è una storia da non raccontare, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata”, mi risponde Fabrizio.

“Ma che fai, mi rispondi con i versi delle tue canzoni?!?”, replico.

“…la maggioranza sta… la maggioranza sta recitando un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie. Coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie, la maggioranza sta come una malattia, come una sfortuna, come un’anestesia, come un’abitudine per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione…”, lui insiste.

“Dài, dimmi cosa è successo. Perché la tua targa non è più sull’abitazione di fronte ed è su questo palo?”, insisto anch’io.

La targa stradale dov’era sino a pochi giorni fa (sopra) e dove è ora (sotto)

“Uomini senza fallo, semidei che vivete in castelli inargentati, che di gloria toccaste gli apogei, noi che invochiam pietà siamo i drogati. Dell’inumano varcando il confine conoscemmo anzitempo la carogna che ad ogni ambito sogno mette fine: che la pietà non vi sia di vergogna… Banchieri, pizzicagnoli, notai coi ventri obesi e le mani sudate, coi cuori a forma di salvadanai, noi che invochiam pietà fummo traviate, navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca ed avevamo gli occhi troppo belli: che la pietà non vi rimanga in tasca”, canticchia.

“Ho capito, sei troppo grande per abbassarti a spiegarmi lo scherzo che ti ha fatto il nuovo proprietario, che ha approfittato della ristrutturazione della casa per farti sloggiare. D’altronde, lo sappiamo tutti il casino che fece anni fa insieme ai suoi amici per non farti dedicare questa stradina. Comunque, con due caratteri e due visioni del mondo agli antipodi non potevate certo coesistere. Tu sei De André e lui è solo lui…”, ribatto.

“… non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio… nemmeno per i signori benpensanti…”, sorride.

“Ah, certo… stammi bene, Fabrizio… noi ti vogliamo bene e ti abbiamo nei nostri cuori, dove tu abiterai per sempre”, lo saluto.   

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“Mi permetti? Voglio prima dedicare a quella persona alcuni miei versi… Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente, con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente, la tua coda di ricambio, le tue nuvole in affitto, le tue rondini di guardia sopra il tetto. Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza, col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza, col permesso di trasmettere e il divieto di parlare e ogni giorno un altro giorno da contare. Com’è che non riesci più a volare? Com’è che non riesci più a volare?”.

Ciao, Fabrizio!“.

Pantaleo Gianfreda

Post scriptum

Anche questo succede a Collepasso… “Voglio, posso e (dis)faccio…” … ma almeno il cittadino Menozzi è stato autorizzato da qualcuno a rimuovere la targa stradale di De André dalla sua nuova casa di via Fabrizio De André e trasferirla sul palo di fronte della segnaletica?!? … guarda caso a ridosso della vecchia casa Di Gesù… sì, proprio Di Gesù, quel Gesù accanto al quale Fabrizio merita di essere in eterno!

Povero, paulus Paolo… senza rendertene conto hai fatto un gran favore a Fabrizio e a tutti quelli che gli vogliono bene! Lui merita di stare vicino a Gesù e…lontano da te!


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Pantaleo Gianfreda
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