Barocco Film Festival: intervista a Francesco Luperto (giovane filmmaker collepassese)

19 Maggio 2015 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il 23 e 24 maggio al Teatro Garibaldi di Gallipoli va in scena la prima edizione del Barocco Film Festival concorso di cortometraggi per registi emergenti di qualsiasi genere, costola del Premio Barocco. Chiuso il bando per la raccolta dei lavori, abbiamo intervistato uno dei curatori, (il collepassese) Francesco Luperto.
Com’è nata l’idea di questo festival?
L’idea è nata dal desiderio dell’ente Premio Barocco di creare uno spazio esclusivamente dedicato alla creatività di filmmakers, emergenti e non, un vero luogo di incontro fra chi desidera intraprendere la carriera cinematografica e chi, da anni e con esperienza, la affronta quotidianamente.
Com’è andato il bando? Ci sono generi che hanno prevalso?
Il bando ha ricevuto innumerevoli iscrizioni, molti cortometraggi e videoclip giungono da fuori regione, addirittura da stati europei e dagli Stati Uniti. Il territorio salentino ha risposto positivamente con tantissime iscrizioni, questa è indubbiamente una nota molto entusiasmante.
Avendo scelto la formula “tema libero”, ha prevalso l’eterogeneità, si va dall’horror al fantastico passando per la commedia e il drammatico.
Come hanno reagisti le istituzioni e il Teatro Garibaldi alla vostra proposta?
Le istituzioni, in principal modo l’amministrazione comunale di Gallipoli, da sempre vicina a questo genere di manifestazioni di stampo culturale, hanno reagito benissimo. È stato dato enorme peso al progetto accogliendolo con entusiasmo, per questo siamo enormemente grati all’amministrazione, al Sindaco di Gallipoli e ovviamente al Teatro Garibaldi che ci ospiterà.
A Gallipoli ci sono dei cinema storici che sembrano reggere (al contrario di quanto avvenuto negli ultimi anni a Lecce ad esempio). La programmazione rimane però ancora poco coraggiosa. C’è secondo te spazio di manovra in tal senso? Un festival come il vostro può smuovere le acque?
L’esplosione di internet ha quasi fatto credere, per pochi attimi, che luoghi come teatro e cinema fossero ormai templi destinati al diroccamento. Così non è. Internet è una risorsa meravigliosa ma occorre capire che il percorso per un certo tipo di cortometraggio è ben diverso rispetto al semplice upload su youtube. Spazi creativi come un festival danno la possibilità, a giovani autori, di esser valutati da una giuria di esperti e, nelle migliori delle ipotesi, far nascere importanti collaborazioni lavorative.
Il Teatro Garibaldi, da tempo, intraprende una fitta programmazione teatrale con ottimi risultati di pubblico, un esempio importante in una realtà, come quella salentina, che non è scevra da esempi simili.
L’istituzione di questo festival ha fatto nascere numerose collaborazioni con altre realtà del territorio leccese, quello che mi auguro è che questo esempio possa esser seguito in altri ambiti e in altre manifestazioni.
Come giudichi il lavoro dell’Apulia Film Commission?
L’Apulia Film Commission lavora da anni con ottimi risultati, mi riferisco alle produzioni, italiane e straniere, che hanno scelto come location la Puglia. Quel che mi auguro è che in futuro l’Apulia Film Commission possa mediare maggiormente fra le produzioni e la vastità di cast artistico e tecnico presenti sul nostro territorio, al fine di crescere figure professionali altamente qualificate, che fra le innumerevoli case di produzione presenti sul territorio pugliese.
Ho letto che anche tu sei emigrato per un po’. Qual è stata la molla che ti ha fatto tornare?
Ho girovagato per anni in città italiane e straniere. Tornare a vivere nella propria terra natia è stata una scelta naturale, dettata dalla necessità di vivere in una realtà dove molte cose sono ancora possibili. L’Italia e il meridione, con tutte le problematiche annesse, hanno delle potenzialità socio culturali dalle smisurate dimensioni. Non si vive più una emarginazione dettata da una localizzazione geografica non ottimale, benché meno l’assenza di attività destinate alla valorizzazione del territorio. È tuttavia necessario un cambio di tendenza nella concezione della nostra terra, viva e pulsante.

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