La Gazzetta del Mezzogiorno: “Il maxi rondò ignora la masseria storica”

1 Novembre 2014 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Foto del muro demolito pubblicata dal Forum Amici del territorio

Foto del muro demolito pubblicata dal Forum Amici del territorio

COLLEPASSO. Decisa presa di posizione di Pasquale Perulli, amministratore unico di “Masseria Grande srl”, proprietaria dell’omonima masseria. Alla determina del dirigente del Servizio viabilità della Provincia di Lecce, Stefano Zampino, che ha scandito tempi e modi per far “indietreggiare” le colonne e parte del muro di cinta della stessa masseria per far posto ad un rondò tra le provinciali 361 e 69, Pasquale Perulli ha opposto (tramite l’avvocato Marcello Marcuccio) un “atto di notifica”.
Con l’atto (inviato allo stesso dirigente, al presidente della Provincia, Antonio Gabellone, ed al procuratore aggiunto, Ennio Cillo) viene invocata la nullità del progetto dopo aver mosso dei rilievi di carattere generale sul come è stata posta la costruzione del rondò ed in particolare sul manufatto, «databile attorno al ‘600 e di rilevante pregio storico», che riguarda il muro e le colonne di accesso alla masseria.
Per primo viene rilevato che l’attuale elaborato planimetrico è «fedele riproduzione del progetto 2009 la cui validità è inficiata dalla non veritiera rappresentazione dello stato dei luoghi tanto che la Masseria non solo viene privata dei due accessi (tra cui quello monumentale) di cui ha sempre goduto ma resta priva di accessi e si potrebbe accedere – ironizza – solo con un elicottero». Inoltre, la stessa Provincia 45 anni fa, con i lavori di canalizzazione dell’incrocio, fu «rispettosa del complesso masserizio allontanando la nuova sede stradale dallo stesso mentre ora è spinta all’interno, anzi dagli elaborati è come se non esistesse».
«L’infedele rappresentazione dello stato dei luoghi riportata nel progetto non fa vedere – prosegue il documento – che il complesso viene intaccato al punto da sconvolgere l’assetto del giardino nel quale insistono la torre colombaia e la neviera, entrambe seicentesche».
L’ultimo affondo, forse il più duro, evidenzia che «nell’itinerario fotografico del progetto esecutivo, non vi è alcuna foto che ritrae le colonne monumentali e l’accesso. In nessuno dei ben 60 rilievi fotografici compare – è la denuncia – il complesso masserizio che è talmente appariscente da far sì che sia ben difficile eseguire rilievi fotografici senza che lo stesso non resti inquadrato anche nel più distratto fotogramma. Tanto che – prosegue Perulli – la stessa Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di fronte ad elaborati ed “Itinerario fotografico” che omettevano di riportare il complesso masserizio ha ritenuto inutile prendere parte alla Conferenza di servizi convocata per l’esame e l’approvazione del progetto». Insomma, resta proprio da vedere come andrà a finire questa inverosimile storia del rondò sopraelevato, demolito, da ricostruire e con l’«ingombrante» presenza di un muro e due colonne vecchie di oltre tre secoli.

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Antonio De Matteis, La Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 1° novembre 2014


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Pantaleo Gianfreda