Architettura sostenibile a Verona. Il futuro nasce dall’agricoltura.

9 Maggio 2012 Off Di Pantaleo Gianfreda
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C’è un settore dell’economia che vede il bosco come una fabbrica di materie prime per l’edilizia. Non solo legno ma canapa, fibra di cocco, paglia, canna palustre e scarti da lavorare per costruire muri e pavimenti. L’obiettivo dell’architettura sostenibile è questo: utilizzare le risorse naturali per progettare e realizzare edifici che limitino l’impatto sull’ambiente. Migliorare, attraverso l’uso razionale delle materie prime, la qualità della vita dell’essere umano, senza per questo rinunciare al comfort. Ma, anzi, potenziandolo.
Per diffondere i principi culturali della bioarchitettura, da cinque anni Verona ospita Greenbuilding, dal 9 all’11 maggio nei padiglioni Fiera. Patrocinata dall’ANAB, l’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, la mostra-convegno internazionale sull’efficienza energetica e l’architettura sostenibile è l’unica in Italia a far divulgazione sui vantaggi dell’architettura naturale contro il degrado delle aree urbane.
Tra vincoli pratici, come l’utilizzo di materiali a basso impatto e l’attenzione al risparmio energetico, e teorici, come il riconoscimento della carrying capacity del pianeta e l’accettazione delle ipotesi di Herman Daly, padre della teoria della sostenibilità, l’architettura sostenibile rappresenta dunque un settore sempre più importante anche in Italia. L’unico a non aver risentito della crisi, dato che il comparto delle costruzioni in legno ha aumentato il fatturato del 10% l’anno negli ultimi 3 e molte aziende hanno già chiuso ordini per il 2012. Ma, soprattutto, la bioedilizia rappresenta uno dei pochi settori dell’economia ad offrire proposte concrete per innalzare la qualità della vita e il livello di salute della popolazione.
“Che sia costosa è un luogo comune – spiega l’architetto Mario Veronese, vicepresidente di ANAB – : è solo un modo di costruire che comporta maggiori orneri, che però a loro volta producono enormi vantaggi. La valutazione di questi ultimi però può essere apprezzata solo nel medio periodo. Per questo è necessaria un’operazione di maggior promozione culturale e di sostegno in ambito politico. Gli incentivi finora sono stati insufficienti”.
Quest’anno l’ANAB sarà presente con un vero e proprio villaggio: un’area di 160 metri quadri in cui troveranno spazio lo stand istituzionale e quelli riservati a 7 aziende operanti nel settore dell’architettura naturale. Vetrina per le aziende associate e strumento per consolidare un “network di rete” tra ditte complementari, la struttura ospiterà anche la mostra “Aqua 2020”, dedicata ai progetti più rivoluzionari di gestione sostenibile delle risorse idriche in ambiente urbano.
Altro appuntamento interessante sarà il convegno “Coltivare edifici … seminando l’architettura naturale”, che parlerà del connubio tra architettura ed elementi vegetali partendo dal presupposto che l’unica forma di bioedilizia è quella che utilizza esclusivamente materie prime naturali e biodegradabili. Come la fibra di canapa, utilissima per ridurre le emissioni nocive. “Il problema è che molte costruzioni vengono spacciate per sostenibili quando non lo sono – spiega Paolo Callioni di ANAB – : basti pensare che molte sono realizzate col cemento armato, materiale che non rientra assolutamente nel novero di quelli naturali, ovvero biodegradabili e in grado di creare ambienti “sani”, che non contengano nessun tipo di sostanza tossica per l’uomo. Purtroppo non ci sono dati certi sul numero di strutture davvero ecosostenibili in Italia ma possiamo dire che attualmente gli edifici che rientrano alla perfezione negli standard sono qualche centinaio”.
Un passo fondamentale per promuovere una vera cultura della bioedilizia è la formazione di personale competente e in 20 anni di attività l’ANAB ha formato circa 2500 professionisti. Nata nel 1989 dalla spinta principalmente ideale di un gruppo di architetti di diverse parti d’Italia accomunati dalla sensibilità per le tematiche ambientali e preoccupati dal progressivo degrado culturale, etico e materiale della loro professione, la prima associazione nazionale del settore è anche l’unico ente ad avere sviluppato con successo in Italia standard di valutazione della sostenibilità dei prodotti per l’edilizia. L’attività in questo senso è iniziata nel 1999 con l’istituzione del marchio di qualità bioecologica ANAB-IBO-IBN, e l’organizzazione ha anche sviluppato SB100, una metodologia per la valutazione della sostenibilità ambientale degli organismi edilizi, basata sulla verifica di 100 variabili di controllo.
La valutazione della qualità ecologica degli edifici rappresenta una delle più importanti opportunità che il nostro Paese ha disposizione per imboccare la strada della sostenibilità del costruire. Un concetto che va ben oltre la semplice, seppure cruciale, efficienza energetica.

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Pantaleo Gianfreda
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