Riflessioni postelettorali

18 Maggio 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Una riflessione di Giuseppe Lagna

 
Eccezion fatta per i primi anni Settanta, Collepasso, come del resto gran parte dei piccoli centri delle aree depresse italiane, si è caratterizzata e si caratterizza per un tipo di assoluta impoliticità.
Solo una salutare, anche se tardiva, onda lunga del Sessantotto portò ad un balzo di coscienza politica, che produsse il salto di qualità nel consiglio comunale, con l’elezione di quattro giovani del PCI, dopo un trentennio di vandea.
Gli anni successivi di riflusso dalla militanza politica, di sfascio dei partiti storici, con il crollo dell’Unione Sovietica, hanno fatto indietreggiare il mondo intero, l’Italia e, a maggior ragione, il nostro Comune verso forme inaspettate di potere similfeudale.
Il clientelismo odierno, cessata la fase di accumulazione capitalistica, si basa su favori da accattonaggio, visto l’avanzare di nuove povertà materiali e immateriali, prodotte dai rapporti di produzione e dal pensiero capitalistici, scarsamente o del tutto incontrastati.
Il locale ceto medio-impiegatizio, che poteva generare un certo rinnovamento, anche sulla base della propria sicurezza sociale ed economica, non ha saputo (potuto) dare continuità generazionale all’ansia in tal senso ed oggi Collepasso si trova deprivata di decine e decine di giovani ad alta o altissima scolarità, lontani e con nessuna prospettiva di rientro.
Trattasi, ormai, di un vero e proprio strato sociale, per giunta anagraficamente produttivo e innovativo, scomparso dalle nostre strade, dalle nostre case, se non per brevi visite parentali in vacanza; e la perdita riveste valore molto più grave dell’emigrazione contadina o artigianale degli anni Cinquanta e Sessanta, perché del tutto priva di rimesse.
Pertanto, ogni campagna elettorale, in queste condizioni socio-economiche e culturali, con qualche accidentale eccezione ma con un infausto sistema maggioritario, altro non può generare, se non candidature, liste ed eletti, di stampo trasversale, individualistico e qualunquistico; in una parola “impolitico”.
Tramontata ogni progettualità realmente alternativa, di sistema, tutto fluisce in un unico grande alveo, dove si discute di piccinerìe fattibili da qualsiasi governo di qualsiasi colore e si scelgono i delegati ad amministrare in base ai più stupidi personalismi, mancando le organizzazioni partitiche che medino ed indirizzino infinite posizioni, sempre più molecolari e astiose.
L’informazione deviata/deviante, ammannita dai media sulle nostre popolazioni storicamente immature, assesta, infine, il colpo di grazia e, purtroppo, non si salvano neanche i più giovani, che in questo brodo di coltura hanno visto la luce.
Diventa sempre più imperiosa la necessità di rilanciare il principio di uguaglianza, magari a scapito del principio di libertà, che, fortemente frainteso, tanti danni ha procurato nell’ultimo ventennio “urbi et orbi”.
Insomma, un bel potere forte, ma contro i forti; semplice, ma difficile a farsi, per ora; le condizioni generali sopra descritte non lasciano prevedere niente di buono, possiamo solo opporvi l’ottimismo della volontà, la forza della coerenza, la più vasta unità possibile.
Bisogna, perciò, non demordere e ripartire subito, tessendo un ampio arco “costituzionale”, che lavori a recuperare quanto dissipato, a causa di vacui e deleteri personalismi, pesanti macigni sulla via del progresso nella nostra città.
 
Giuseppe LAGNA
(Partito dei Comunisti Italiani-Federazione della Sinistra)

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Pantaleo Gianfreda
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