Legge salva-premier, è rivolta. Stop ai processi Mills e diritti tv.

13 Novembre 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il testo in Senato. Due anni per grado, poi l'estinzione. Mills e diritti tv subito prescritti: così il premier si salva a Milano. Per il Cavaliere resterebbe in piedi solo il procedimento Mediatrade. Il Pd: "Daremo battaglia, non discutiamo su leggi fatte per il premier". L'Anm: "Progetto devastante". Se passa il progetto ai giudici resta la sola arma del ricorso alla Corte Costituzionale

La frode fiscale da svariati milioni di Mediaset? Carta straccia, perlomeno dal 21 aprile del 2007. E la corruzione da 600mila euro dell'avvocato inglese David Mills? Tempo scaduto, anche per questo, dal marzo del 2008.

Per l'imputato Silvio Berlusconi sarebbero questi gli esiti immediati del disegno di legge presentato ieri al Senato dai tre esponenti della sua maggioranza, Gasparri, Quagliariello e Bricolo (Lega). Manca ancora l'iter parlamentare, certo, e non si possono escludere modifiche sostanziali, ripensamenti, perfino una improbabile bocciatura.

Ma se il testo passasse indenne al vaglio delle Camere, magari già a dicembre come si vocifera nel Palazzo, ai giudici milanesi non resterebbe che applicare la nuova legge. L'unica alternativa sarebbe un ricorso alla Consulta, se ravvisassero incongruenze costituzionali, bloccando così i termini della prescrizione.

Il processo Mediaset riprenderà ufficialmente lunedì prossimo, dopo tredici mesi di stop forzato causa Lodo Alfano. Il pm Fabio De Pasquale, fino al 26 settembre del 2008, era riuscito a convocare circa l'80% dei testi dell'accusa. Ultimato il suo lavoro, la parola sarebbe dovuta passare ai testimoni delle difese. Alcuni mesi sarebbero serviti per arrivare alla requisitoria, alle arringhe e, infine, alla sentenza di primo grado per verificare la fondatezza dell'accusa.

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Gli effetti del disegno di legge Gasparri-Quagliariello-Bricolo interromperanno tutto. E, in questo caso, le conseguenze non si limiterebbero alla posizione di Berlusconi, ma si estenderebbero anche a tutti gli altri imputati. Tra loro, anche il numero uno di Mediaset, Fedele Confalonieri, alcuni suoi manager e il potente mediatore di diritti tv statunitense, Frank Agrama. La richiesta di rinvio a giudizio, in questo caso, risale addirittura al 22 aprile 2005. Per tutti loro, incensurati, posizione prescritta, grazie al medesimo disegno di legge.

Diverso il capitolo Mills. Qui, infatti, sarebbe solo il Cavaliere a ringraziare i compagni di maggioranza, essendo l'unico imputato rimasto. L'udienza riprenderà il prossimo 27 novembre. Giorno in cui la Corte della decima sezione penale milanese, presieduta da Nicoletta Gandus, comunicherà la data e il collegio davanti al quale si dovrebbe celebrare il nuovo dibattimento. Dovrebbe, visto che, per quella data, ancora da stabilire, il disegno di legge potrebbe in teoria essere già in vigore. E, anche in questo caso, il Cavaliere incasserebbe la prescrizione. La richiesta di rinvio a giudizio risale al marzo 2006. I nuovi tempi di prescrizione si sono già ampiamente consumati.

Infine, resta una flebile possibilità di giungere in fondo al percorso processuale nel filone che il pm di Milano De Pasquale non ha ancora chiuso: l'appropriazione indebita per i diritti televisivi della società Mediatrade. Soldi gonfiati (circa 110 milioni di euro recita l'accusa), fatti rientrare su conti esteri riconducibili al Cavaliere e a suoi ex manager.

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Una piccola possibilità c'è ancora per aprire e poi tentare di concludere il processo, ma è davvero minuscola. De Pasquale, per rispettare i nuovi limiti imposti dalla riforma, dovrebbe incrociare le dita e sperare nella buona sorte, in coincidenze favorevoli e in giudici con ritmi lavorativi spaventosi. Ovvero, dovrebbe augurarsi che, di fronte a una richiesta di rinvio a giudizio (a oggi non formulata), un gup di buona volontà fissi un calendario serrato di udienze, spedisca il fascicolo a una sezione del Tribunale capace di arrivare a una eventuale sentenza di primo grado nel giro di 24 mesi, con allegate le motivazioni.

Visti i precedenti che hanno riguardato Berlusconi e altri indagati, a Milano è un'impresa quasi temeraria. Solo l'udienza preliminare sulle toghe sporche della capitale (filoni Sme e Imi-Sir), tra legittimi impedimenti, ricusazioni, è durata 17 mesi davanti al gup Alessandro Rossato. Il dibattimento di primo grado, senza Berlusconi, è durato quasi tre anni.

Quello che resta alla procura, ora, è il capitolo che riguarda l'avvocato inglese David Mills. Se la Cassazione riconoscerà la bontà della sentenza d'appello che ha condannato il 27 ottobre scorso Mills a 4 anni e mezzo, arriverà un verdetto definitivo entro l'aprile prossimo. Se così fosse, risulterebbe condannato solo il corrotto. Il corruttore Silvio Berlusconi, riconosciuto tale già in primo e secondo grado, si troverebbe ampiamente al riparo, grazie alla legge sulla "ragionevole durata" del processo, da ieri all'esame del Senato.


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Pantaleo Gianfreda
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