“Sono stato preceduto dall’amore…”: il saluto di Don Giuseppe nella storica e straordinaria giornata della sua Ordinazione Episcopale

“Sono stato preceduto dall’amore…”: il saluto di Don Giuseppe nella storica e straordinaria giornata della sua Ordinazione Episcopale

17 Maggio 2023 Off Di Pantaleo Gianfreda
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… suggestiva, solenne, semplice, coinvolgente, emozionante…

Come definire la straordinaria e storica giornata che ha vissuto ieri, 16 maggio, l’“ecclesìa”, l’“assemblea” del popolo di Dio e degli uomini di buona volontà, convocata nella Cattedrale di Otranto per partecipare all’unzione crismale e alla consegna delle insegne episcopali al “nostro” don Giuseppe Mengoli, successore degli Apostoli e nuovo Vescovo di San Severo?!?

Giornata di intense emozioni, di grande religiosità e di antiche/nuove ritualità che rimarrà nella mente e nel cuore non solo del neo Vescovo, ma di tutti i partecipanti che gremivano la Cattedrale ed hanno avuto la fortuna e la grazia di essere testimoni di un evento unico ed intenso.

Una giornata storica nella fascinosa storia di una Cattedrale particolare nel panorama delle Chiese italiane (e non solo), che offre a fedeli e viandanti il cammino e l’ascolto dell’“Albero della Vita”, l’immenso e prezioso mosaico pavimentale medievale, “opus insignis” del monaco Pantaleone e dei monaci basiliani dell’antica Abbazia di Casole. Ciò ha reso ancor più suggestiva ed emozionante una cerimonia in cui la Storia e le storie degli uomini tessono e intrecciano antichità e modernità, radici e fronde, tradizione e rinnovamento, tempi antichi e “segni dei tempi”.

Nell’Albero della vita che si dirama nella storia, Don Giuseppe esprime i “segni dei tempi” della nuova Chiesa di Papa Francesco, scevra da antiche suggestioni e sempre più immersa nel cammino di fratellanza cristiana e solidarietà umana, nella testimonianza della centralità dell’amore come messaggio evangelico.

Sono stato preceduto dall’amore…” ha ripetutamente detto don Giuseppe nel suo “pensiero” e saluto finale al termine della suggestiva cerimonia della sua Ordinazione episcopale… lui stesso è frutto dell’amore di Papa Francesco per la comunità di San Severo e l’intera comunità ecclesiale.

Ometto la cronaca della splendida serata, seguita da migliaia di persone anche nella diretta diffusa da Tele Dehon, condivisa anche dalla pagina facebook di InfoCollepasso, cui rimando.

Tanti, naturalmente, i fedeli e gli amici di Collepasso presenti alla cerimonia.

Preferisco pubblicare il testo integrale del pensiero finale del neo Vescovo, che, nella sua semplicità e intensità, rivela l’animo di questo uomo, certamente dotto, ma soprattutto buono e sensibile.

Commovente il pensiero rivolto al “sacrificio che oggi mia madre sta offrendo dal prezioso e silenzioso altare della sua sofferenza”, che, insieme ad altri passaggi del suo intervento, hanno suscitato l’emozione e l’applauso dei presenti… e la ripetuta emozione di don Giuseppe.

Adele Calò e Luigi Mengoli, genitori di don Giuseppe. Sotto: l’emozione sul volto nel ricordare la madre sofferente

Un piccolo “retroscena”. M’ero recato stamattina a casa di Luisa, sorella maggiore di don Giuseppe, per chiederle di farmi mandare dal fratello il testo del suo saluto finale. Non volevo importunarlo ancora una volta telefonicamente. Invece, quando suono il campanello… chi viene ad aprire? Lui, don Giuseppe! Una semplice croce di legno ne rilevava e rivelava la nuova dignità vescovile… Confesso di essere stato travolto da una profonda emozione per la sorpresa. L’ho abbracciato intensamente!

Tanti auguri, don Giuseppe! (p.gianfreda)

Di seguito il testo

Otranto, Cattedrale 16 maggio 2023

Lodo e benedico il Signore, perché ancora una volta mi ha chiamato per nome e con trepidazione tocco con mano quanto egli si sia fidato di me…

Il suo sguardo su di me è un dono d’amore immeritato, per il quale, ora sono pronto a indossare, quale meraviglioso abito nuziale, le vesti del servo per fare della mia esistenza un gioioso invito a quanti Egli vorrà pormi accanto a gustare fin d’ora la promessa di entrare con Lui alle nozze.

Egli mi chiede ora di chinare le spalle con il catino tra le mani, perché la Chiesa alla quale mi manda si presenti davanti a Dio “senza macchia, né ruga”, non tanto perché lavata dalle mie mani, quanto, perché purificata dall’acqua e dal sangue che il costato di Cristo continua ad effondere.

Davanti a lui e alla sua prova d’amore data sulla croce siamo infinitamente debitori! Siamo stati preceduti da un amore infinito e l’esistenza stessa ci è data perché possiamo immergerci in esso e coglierne, per come ne siamo capaci, la portata.

In Lui e nel suo amore, infatti, tutto è perennemente nuovo e inondato di luce e di bellezza inattese. E la novità che deriva dall’incontro con il Signore è a portata di mano, anzi, è già dentro di noi e possiamo coglierla da subito se non ci accomodiamo sulle solite e pigre garanzie ormai usurate.

Anche io sono stato preceduto dall’Amore…

Sono stato preceduto dall’amore da voi tutti, questa sera, che, in un’assemblea così numerosa, mi avete fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa, una chiesa nella quale, come nel giorno di Pentecoste, il Signore manda lingue di fuoco che non possiamo e non vogliamo spegnere.

Abbiamo vissuto questa solenne celebrazione in unità con papa Francesco, verso la cui persona va la mia sincera gratitudine per l’instancabile e profetico zelo con cui vive la preoccupazione per tutte le chiese e per avermi chiamato a diventare pastore della Chiesa di San Severo.

Un pensiero grato va anche a Lei, Eminenza carissima, per aver voluto unirsi a questa liturgia e per averci fatto dono della sua preghiera. Oltre al grande amore per la Chiesa universale, La caratterizzano un forte legame per il suo e nostro Salento e la devozione ai nostri Santi Martiri.

Grazie a Voi, confratelli Vescovi! Stasera e nei mesi passati mi avete dimostrato come proprio la fraternità e l’intima unione del collegio dei successori degli apostoli siano il luogo più sicuro della credibilità della nostra stessa missione.

Permettetemi, tuttavia, di rivolgere uno speciale ringraziamento a Mons. Bruno Musarò, Nunzio Apostolico in Costa Rica, che ho incontrato fin da piccolo, fin da quando ero ministrante e che, da allora, ho sentito sempre accanto, nonostante le distanze geografiche; Mons. Franco Coppola, Nunzio Apostolico in Belgio e in Lussemburgo, che fin dagli anni del Seminario Romano mi ha accompagnato nel cammino vocazionale e che ora mi ha fatto dono della sua presenza; Mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo di Oria, che ho sempre sentito fratello premuroso e amico sincero. Un commosso ringraziamento a due vescovi che per essere in profonda comunione con noi sono venuti dall’Africa: padre Antoine Sabi Bio dal Benin, dove la diocesi di San Severo ha una missione, e padre Emmanuel Kofi Fianu dal Ghana, che per decenni ha offerto la sua collaborazione come confessore nella parrocchia dell’Immacolata di Maglie, soprattutto durante le festività natalizie e pasquali.

Il corteo dei Vescovi e don Giuseppe fanno ingresso in Cattedrale

Grazie per la vostra testimonianza, fratelli presbiteri; all’interno delle vostre comunità la vostra missione inizia ogni giorno con la preghiera e si trasforma, poi, nel dono incondizionato di voi stessi. Vi consoli il fatto che il Signore ha davvero bisogno di voi per nutrire la grande fame di Dio che tante persone in ricerca hanno ancora.

Grazie a voi, diaconi! Il vostro ministero è così importante nella chiesa, da essere al fondamento di tutti gli altri.

Grazie a Voi religiosi, religiose che fate della vostra stessa vita un ininterrotto atto di preghiera e di sacrificio. Con la vostra presenza stasera ci testimoniate che il Signore è sempre il nostro primo e più sicuro investimento dell’esistenza.

Grazie a ciascuno di voi, fratelli laici, che coltivate il grande sogno di incarnare il vangelo nel mondo, desiderosi di convertire quel sogno in un generoso protagonismo che coinvolga tutti e che si radichi in ogni ambito sociale.

Un deferente saluto e un sincero ringraziamento a voi, autorità civili e militari, che avete il potere di richiamare che la chiesa non può passare sopra, né semplicemente accanto al vostro compito di raggiungere una pacifica e giusta convivenza umana, ma ha bisogno di voi per puntare senza alcuna rassegnazione ad un bene, che, solo quando diventa davvero ‘comune’, cioè di tutti, potrà essere l’inizio di quel sogno che Dio ha sul nostro mondo.

Grazie a voi, seminaristi, che fortificate l’entusiasmo dei vostri primi passi nella certezza di avere una comunità che cammina con voi e che, nello stesso tempo, attende anche il vostro ‘sì’ gioioso e incondizionato per continuare a essere presente nella storia.

Tutti. Tutti insieme, non trascurando nemmeno chi, perché impossibilitato a essere presente, sta pregando da casa, stasera, siamo il meraviglioso mosaico di una comunità che ha gioito, poiché è intimamente certa di essere stata preceduta dall’Amore.

Anche io, fratelli, sono stato preceduto dall’Amore.

Sono stato preceduto dall’amore quando ho scoperto nei miei nonni, nei miei genitori e in tutta la mia famiglia la regola d’oro del sacrificio, dagli anni dell’emigrazione in Germania e dagli anni del lavoro in campagna fino al sacrificio che oggi mia madre sta offrendo dal prezioso e silenzioso altare della sua sofferenza.

Sono stato preceduto dall’amore quando lo sguardo paterno del mio parroco d’infanzia, don Salvatore Miggiano, mi ha accolto e dato fiducia, e, da vero padre, mi ha accompagnato fino al ‘sì’ dell’ordinazione presbiterale. Sono stato preceduto dall’amore nella mia comunità di Collepasso che è stata, insieme con la mia famiglia, la prima comunità vocazionale.

Sono stato preceduto dall’amore in questa mia comunità diocesana di Otranto che mi ha accompagnato pazientemente nel mio cammino di discernimento, insegnandomi a seguire senza esitazione il Signore che mi chiamava. Questa Chiesa, poi, mi ha generato come presbitero, indicandomi come requisito fondamentale per il mio ministero la stessa generosità, avuta dai suoi Martiri.

Sono stato preceduto dall’amore negli Arcivescovi che si sono succeduti in questa Diocesi: il Servo di Dio, Mons. Nicola Riezzo, Mons. Vincenzo Franco, Lei, Mons. Francesco Cacucci, che ha custodito i primi anni del mio ministero presbiterale e che mi ha fatto dono oggi di essere stato uno dei primi ordinanti.

Sono stato preceduto dall’amore in Lei, caro Mons. Donato, padre e ora anche fratello. Ha sempre portato volentieri e con amore il peso della responsabilità pastorale, facendomi capire che per lei il vero guadagno era sempre e solo il bene della comunità diocesana. Un bene perseguito con l’umile fiducia nella regia divina e con la ferma tenacia di chi, una volta messo mano all’aratro, non ha mai volto lo sguardo indietro. In questi 23 anni mi ha sempre incoraggiato a scegliere la via meno facile, quella stessa sulla quale vedevo lei, da vero pastore, precedermi. Pochi giorni nel farmi dono della croce che ora porto sul cuore mi ha affidato, quale testimone di una staffetta, il suo segreto, il segreto cui, in realtà, è legata la vita di ogni discepolo del Signore. Perché le vere croci, è vero, pesano soprattutto sul cuore, ma pesano di meno se si ama, se ci si sente amati e se qualcuno le porta insieme a noi. Grazie per avermi sempre accolto e ascoltato e per aver condiviso con me molte delle sue preoccupazioni pastorali, che immeritatamente ho sempre custodito e fatto mie.

Sono stato preceduto dall’amore quando il Presbiterio idruntino mi ha accolto come fratello. Fin dal vostro commosso abbraccio dell’ordinazione presbiterale, cari fratelli e amici, ho sempre sentito il calore di chi si prendeva carico di me e ho capito che quell’abbraccio iniziale ratificava un reciproco affidamento che, in questi anni, ho sempre percepito come il sostegno più sicuro ed immediato cui potevo appoggiarmi. Porto nel cuore gli esempi di santità di tanti confratelli sacerdoti di ieri e di oggi, di cui il Signore mi ha arricchito. Mi sento un privilegiato nell’esser potuto stare a fianco a voi, fratelli, impegnati senza riserve nell’annuncio del vangelo.

Sono stato preceduto dall’amore quando il Signore mi ha presentato il volto bello delle comunità parrocchiali in cui mi ha chiamato a servire: nella parrocchia di questa Cattedrale e nella parrocchia della Madonna del Rosario di Martano, come vicario parrocchiale, e nelle parrocchie dello Spirito Santo di Botrugno e di Maria Ss. Immacolata di Maglie, come parroco. Il Signore mi ha concesso di entrare nella storia di tanti e mi ha fatto scoprire che proprio lì c’erano le prime tracce della terra promessa. Ho assaporato il prezioso gusto della santità ordinaria, che, pur provata dalla fatica del vivere, rimanda a quella misura di grazia, che solo lo Spirito è in grado di realizzare.

Sono già stato preceduto dall’amore, cari sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli di San Severo. Come Gesù e in Gesù vi chiamo amici, consapevole di quanto sia esigente e necessaria questa dimensione che Egli stesso ha consacrato e sicuro che proprio l’amicizia evangelica può essere il miglior requisito per continuare a essere, insieme, quella chiesa bella che tu, don Gianni, fratello carissimo nell’episcopato e mio predecessore in quella diocesi, hai sperimentato negli anni in cui ha donato con entusiasmo la primizia del tuo ministero episcopale.

È bello sentirsi attesi. E se da una parte la vostra attesa mi conforta, dall’altra mi carica di trepidazione e mi responsabilizza, consapevole del grande dono di grazia che oggi mi è stato affidato. Mi conforta la certezza, tuttavia, che la Chiesa da duemila anni è nelle mani di Dio e che noi, in fondo, siamo, senza altre pretese, solo suoi strumenti nelle sue mani.

Grazie per essere venuti fin qui. Sono felice che abbiate toccato con mano la ricchezza della Diocesi dei Martiri e che siate giunti nel terreno di grazia dove è nata la mia fede, la mia vocazione, il mio desiderio di servire il Signore e la Chiesa.

Carissimi, mi preparo a vivere la missione episcopale in quella Diocesi della Capitanata come una grande lezione di umiltà, ben consapevole dei miei limiti e delle mie fragilità, ma anche con un grande atto di fiducia, innanzitutto, nel Signore, che non abbandona mai i suoi figli e, poi, nell’intera comunità di San Severo, che sento già pronta a continuare, con gioia e insieme a me, il cammino.

Sono stato preceduto dall’amore di chi nel silenzio e nel nascondimento sta offrendo la sua sofferenza e la sua preghiera per me e per la mia missione, sapendo che ora più che mai la mia salvezza dipenderà anche dalla santificazione della Chiesa cui sono mandato e che la salvezza di quella Comunità passerà anche dalla mia santificazione.

Sono stato preceduto dall’amore da chi, in questi tre mesi, fino ad oggi, si è speso con tanto impegno e con il cuore nella preparazione di questo momento così curato e solenne. Cari amici, interpreto questo sforzo nascosto, puntuale e sincero come il vostro discreto ed immediato incoraggiamento ad affidarmi con serenità e fiducia alla missione che il Signore mi consegna.

Sono stato preceduto dall’amore del coro. Siete intonati nella voce e nella vita e il dono della vostra testimonianza invoglia tutta la comunità ad eliminare, con la grazia divina, ogni stonatura, soprattutto quelle che non le permettono di vivere all’unisono.

Caro padre Francesco, che il Signore ha chiamato a servire come pastore la Chiesa idruntina, sei già preceduto anche tu dall’Amore in questa Terra. La volontà di Dio ci permette di partire insieme e sono sicuro che nel tempo, da fratelli, ci confermeremo nella fede e nel riconoscimento delle grandi opere che Egli stesso continuerà a realizzare nelle nostre rispettive diocesi.

In primo piano, il nuovo vescovo di Otranto P. Francesco Neri

Insieme alla Chiesa universale, sono stato preceduto dall’amore nel “sì” pronunciato nel 1480 dai Santi Martiri Antonio Primaldo e Compagni. La fede di quel popolo di santi ci ricorda che la Chiesa intera, la chiesa di sempre è chiamata alla santità; la loro testimonianza, resa con il cuore e con il sangue, è uno sprone a non aver mai paura ad abbracciare la croce; la loro intercessione arricchisce di straordinarie grazie chiunque si rivolge a loro.

Siamo stati preceduti dall’amore quando, dalla croce, Gesù ha affidato all’apostolo Giovanni e alla Chiesa la Vergine Maria, indicandola come nostra Madre! Da quel momento lei, accanto alla croce e insieme a suo figlio, non smette di generare i suoi figli, di essere presente nella loro vita, di amarli teneramente, di pregare per la loro salvezza.

Per questo affido a Lei e ai Santi Martiri di Otranto il mio ministero e l’intera comunità cristiana. Amen

Don Giuseppe Mengoli, Vescovo di San Severo

Il semplice stemma vescovile di don Giuseppe


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Pantaleo Gianfreda
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