“La Memoria rende liberi”: 27 gennaio, Giornata internazionale della Memoria

27 Gennaio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: «Come è potuto accadere tutto questo?», rispondo con una sola parola, sempre la stessa.

Indifferenza.

Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all’ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell’atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.

La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore”.

Liliana Segre e (a sin.) immagini di bambini in un campo di concentramento nazista

Così scrive Liliana Segre a conclusione (pag. 224) del bellissimo e coinvolgente libro scritto con Enrico Mentana “La Memoria rende liberi”, una testimonianza semplice e drammatica, “vera” nella sua nuda umanità.

E poche pagine prima (pag. 222) dà spunti di riflessione che dovrebbero essere “fissi” nella mente di ognuno.

Foto di Liliana in vari momenti della vita

Orrori come quelli del nazismo e del fascismo – scrive Liliana Segre, nominata Senatrice a vita dal Presidente della Repubblica – non sono accaduti perché un esercito ha imposto con la forza bruta le sue regole a una popolazione recalcitrante. Se Hitler e Mussolini sono riusciti a tenere in pugno i rispettivi Paesi è perché hanno potuto contare sul sostegno e sulla complicità di una vastissima percentuale di tedeschi e italiani. Per questo è importante, ancora oggi, educare le persone, tenere vivo il ricordo delle ingiustizie che intere nazioni hanno commesso in passato. Non è un lavoro facile, perché sforzarsi di ragionare con uno che – senza aver vissuto durante il fascismo – ti parla del Ventennio come dell’età dell’oro è tutt’altro che semplice”.

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Ricordiamo queste semplici parole in questa Giornata della Memoria, dedicata al ricordo della Shoah, degli orrori dei campi di sterminio e alle nefandezze della “cattiva umanità” rappresentata dal fascismo e dal nazismo.

Il 1º novembre 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso la data del 27 gennaio come Giornata internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, in ricordo di analoga data del 1945 in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”, scrive Hannah Arendt nel suo libro “La banalità del male”, dove racconta il processo del 1961, tenuto a Gerusalemme, al famigerato e criminale nazista Otto Adolf Eichmann, che la scrittrice ebrea seguì per tutta la sua durata come inviata di un giornale.

Nel suo libro Liliana Segre ricorda quella sera del 9 dicembre 1961 quando Eichmann, il gerarca nazista che organizzò le deportazioni di massa degli ebrei, venne condannato a morte. “Eravamo a cena a casa di un amico – racconta -. Sua madre era molto fascista e ricordo che quando apprendemmo che sarebbe stato giustiziato, lei disse: «Oh, poverino!». Fu una scena indimenticabile. Conoscevo quella donna da vent’anni, ma non avevamo mai parlato di niente di importante. La guardai dritto negli occhi e dissi: «Ma ti rendi conto che hai dato del “poverino” a Eichmann?». «No, no!», tergiversò. «Non intendevo dire…». Non si trattava di una nazista. Era solo una signora qualunque. Eppure le era uscito d’impeto. Poverino”.

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Un caro e anziano amico imprenditore, avido lettore di libri quanto me, mi ha consigliato e prestato giorni fa il libro della Segre. Dopo aver letto le prime pagine, sono corso subito ad acquistarlo. Quel libro non poteva rappresentare un “prestito”, ma una “pietra d’angolo” nella perenne costruzione della conoscenza, della vita e della memoria. Ho finito di leggerlo proprio stamattina, Giornata della Memoria… è stato il mio modo per onorare degnamente questa Giornata, i milioni di vittime di quegli orribili anni e una Grande Donna.

Consiglio a tutti e a tutte di leggere il libro… bello, scorrevole, appassionante, vero, senza veli e ipocrisie anche nel descrivere umane debolezze, privo di fronzoli, intriso di profonda e palpitante umanità.

Liliana bambina e l’amato padre-madre Alberto prima della tragedia

Non sono mai tornata ad Auschwitz – scrive Liliana Segre -. Ne sono uscita sana di mente una volta e non voglio sfidare la sorte varcando ancora quel cancello. Ognuno ha i suoi limiti. Chi soffre di vertigini non può salire su un grattacielo, e forse la mia vertigine è Auschwitz. Ormai ho accettato questa realtà, ma un pensiero continua a rattristarmi: non avrò mai una tomba sulla quale piangere il mio papà e i miei nonni, perché le loro ceneri sono state portate dal vento nel cielo di Auschwitz”.

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Quando stamattina ho letto questo passaggio ho pianto (lo confesso) e forse piangerete anche voi quando scoprirete il legame profondo ed eterno di Liliana con il dolce padre Alberto, padre e madre di una bambina rimasta orfana a 11 mesi, e i nonni… le cui “ceneri sono state portate dal vento nel cielo di Auschwitz”.

Tutte le scuole della Secondaria (e non solo) dovrebbero adottare “La Memoria rende liberi” come libro di testo per l’educazione dei nostri ragazzi e ragazze… per capire, nell’attuale ed effimera società dell’informazione costruita sulla “leggerezza” dei social e in tempi in cui certi rigurgiti fascisti, nazisti e antirazzisti sembrano “rifare capolino”, le vicende di una ragazzina ad Auschwitz… per non dimenticare… perché quello che è stato non accada più… perché “La Memoria rende liberi”!

Pantaleo Gianfreda


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