La “Festa della Mamma”: un monumento alle coraggiose mamme in tempo di covid

La “Festa della Mamma”: un monumento alle coraggiose mamme in tempo di covid

9 Maggio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ti sto scrivendo da un corpo che è stato il tuo. Questo significa che sto scrivendo come un figlio”.

In questa bellissima espressione del 32enne Ocean Vuong, scrittore americano di origine vietnamita, nel suo primo straordinario romanzo “Brevemente risplendiamo sulla terra” (2020, “La Nave di Teseo”), c’è il senso profondo dell’indissolubile legame che lega alla madre, generatrice e incubatrice di vita.

Oggi, domenica 9 maggio, si festeggia la “Festa della Mamma”, ricorrenza che per tradizione cade ogni anno la seconda domenica di questo mese.

Auguri a tutte le mamme di Collepasso e del mondo… dalla “più giovanissima” alla “più vecchissima”!

La Festa della Mamma è anche un’occasione per alcune riflessioni attuali su questa figura centrale della vita di ogni persona, della famiglia e della società.

L’etimologia della parola “madre” deriva dal sanscrito ed è riconducibile alla radice “ma-” con il significato primario di “misurare”, “preparare”, “formare”. Da questa radice deriverà poi il termine “matr”, che diventerà “mater” in latino, “colei che ordina e prepara alla vita”.

In questo suo ruolo primario, una madre è per sua natura “vitale” e “coraggiosa”.

Madre

Tutti/e siamo grati alle nostre madri, cui, nella buona e nella cattiva sorte, ci legherà sempre quel “cordone ombelicale”, per nove mesi fisico e nell’eternità metafisico, che la vita, il tempo, l’età non potrà mai spezzare.

Senza la presenza della madre non c’è, salvo casi eccezionali, “preparazione”, “formazione”, crescita equilibrata. È la natura che spinge ogni essere a “stare aggrappato” alla madre. Ci sarà pure un motivo (naturale prima che giuridico) se, allorché un matrimonio entra in crisi, i figli piccoli vengono sempre (o quasi) affidati alla madre.

Eppure, nonostante l’evoluzione della società e i progressi fatti nel riconoscere alla donna uguali diritti, la figura della “donna-madre” non appare ancora sufficientemente tutelata e compresa nel suo alto valore sociale (e perché no? … anche socio-economico).

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Quello che è accaduto in questo ormai lungo e difficile periodo pandemico è emblematico.

Tutte le attività economiche sono state “ristorate” (chi più chi meno) per “mancati guadagni” derivanti da limitazioni, chiusure, cali di fatturato, ecc. Ogni Governo ha stanziato miliardi e miliardi di euro in “ristori” (risarcimenti per mancati guadagni).

Eppure lo Stato non ha mai pensato di “ristorare” – e, soprattutto, premiare e risarcire – chi ha permesso all’intera società di “reggere” il devastante urto sociale della pandemia, soprattutto sul versante formativo scolastico e familiare.

Soprattutto le mamme sono state, infatti, le vere protagoniste della “tenuta” sociale in questi tragici tempi di pandemia. Le giovani madri, in particolare. Spesso abbandonate a sé stesse. Giovani donne che hanno dovuto reinventarsi “tecnologiche” per assistere i figli nelle dad e nelle did. Giovani madri che hanno dovuto abbandonare il lavoro e compromesso le carriere per stare accanto ai figli. Giovani lavoratrici, che per non perdere il posto di lavoro, necessario a sostenere la famiglia, hanno dovuto fare “i salti mortali”, esaurirsi, spesso “dar di testa”. Talora o marginalmente aiutate dai loro mariti e compagni, spesso unica fonte di sostegno della famiglia. E le donne sole?!? Le giovani separate, divorziate, vedove, che talora non hanno potuto nemmeno contare sul sostegno di qualche familiare?!? Donne-coraggio che hanno scelto di essere prima di tutto madri, cioè “preparare”, “formare”, pensare ai figli.

In questa “Festa della Mamma” un pensiero particolare va, perciò, a queste madri, vero “baluardo” della società in questo difficile momento pandemico, che si protrae ormai da quindici mesi.

La società è grata a queste mamme, alle quali va dedicato un monumento in ogni città e paese. Dovrebbe esserlo anche lo Stato in modo tangibile e concreto.

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L’impegno delle madri ha permesso allo Stato di “guadagnare” (e non di perdere) nella “tenuta” sociale, civile e morale dell’intera comunità, che altrimenti rischiava di andare in “default” con tutte le conseguenze possibili e immaginabili (anche in termini di costi economici per lo stesso Stato).

Grazie a queste madri… auguri a tutte le mamme!

Permettetemi, però, alcune “licenze poetiche” in questa giornata particolare.

Alla mamma sono stati dedicati molti pensieri, frasi e poesie ricchi di sensibilità e amore, perché, come poetava Sharon Doubiago, “Mia madre è una poesia che non sarò mai in grado di scrivere anche se tutto quello che scrivo è una poesia a mia madre”.

Pier Paolo Pasolini inizia così una poesia dedicata alla madre (“Supplica a mia madre”): “È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore”.

Ne pubblico alcune (tra le migliaia e migliaia) significative

Madre

La parola più bella

sulle labbra del genere umano è “Madre”,

e la più bella invocazione è “Madre mia”.

È la fonte dell’amore, della misericordia,

della comprensione, del perdono.

Ogni cosa in natura parla della madre.

Kahlil Gibran

 

Per la mamma

Filastrocca delle parole:

si faccia avanti chi ne vuole.

Di parole ho la testa piena,

come dentro ‘la luna’ e ‘la balena’.

Ma le più belle che ho nel cuore,

le sento battere: ‘mamma’, ‘amore’.

Gianni Rodari

 

Tra le tue braccia

C’è un posto nel mondo

dove il cuore batte forte,

dove rimani senza fiato,

per quanta emozione provi,

dove il tempo si ferma

e non hai più l’età;

quel posto è tra le tue braccia

in cui non invecchia il cuore,

mentre la mente non smette mai di sognare…

Da lì fuggir non potrò

poiché la fantasia d’incanto

risente il nostro calore e no…

non permetterò mai

ch’io possa rinunciar a chi

d’amor mi sa far volar.

Alda Merini

 

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La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra,

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

sarai una statua di fronte all’Eterno,

come già ti vedeva

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,

ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti

 

A mia madre

Non sempre il tempo la beltà cancella

o la sfioran le lacrime e gli affanni

mia madre ha sessant’anni e più la guardo

e più mi sembra bella.

Non ha un accento, un guardo, un riso

che non mi tocchi dolcemente il cuore.

Ah se fossi pittore, farei tutta la vita

il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso

perch’io le baci la sua treccia bianca

e quando inferma e stanca,

nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ah se fosse un mio prego in cielo accolto

non chiederei al gran pittore d’Urbino

il pennello divino per coronar di gloria

il suo bel volto.

Vorrei poter cangiar vita con vita,

darle tutto il vigor degli anni miei

Vorrei veder me vecchio e lei…

dal sacrificio mio ringiovanita!

Edmondo De Amicis

Auguri a tutte le mamme!

Pantaleo Gianfreda


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