“Una donna contro tutti”, domenica 4 febbraio su Canale 5 il film su Renata Fonte, che salvò Porto Selvaggio dal cemento

3 Febbraio 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La 37enne attrice Cristiana Capotondi interpreta Renata Fonte, assessore di Nardò assassinata nel marzo 1984, nel film tv “Una donna contro tutti”, in onda su Canale 5 in prima serata domenica 4 febbraio.

Il film è l’ultimo della serie antologica di quattro film prodotta da Mediaset che raccontano le storie delle vittime di mafia Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi e la neretina Renata Fonte.

Renata Fonte in una bella foto

“Una donna contro tutti” narra la vicenda di una donna che ha pagato con la sua giovane vita l’impegno civile per salvaguardare Porto Selvaggio, area marina tra le più belle del Salento, dal cemento e dalla speculazione edilizia. Renata aveva solo 33 anni quando venne assassinata. Qualche anno dopo, nel 2006, Porto Selvaggio è diventato Parco Naturale Regionale e si è salvato per sempre dalla speculazione, anche grazie a lei.

Il film è stato girato interamente a Nardò. Porto Selvaggio è stato teatro delle riprese del film con gli interni di Palazzo Personé (sede del Comune) e gli esterni dell’ex Pretura in piazza Salandra.

L’attrice Cristiana Capotondi, che interpreta Renata Fonte nel film, e, sullo sfondo, l’area di Porto Selvaggio 

Di seguito la scheda del film, diffusa da Canale 5

Renata Fonte, assessore e consigliere nel Comune di Nardò, è l’unica amministratrice donna che in Italia abbia pagato con la vita il suo impegno civile. Viene uccisa la notte del 31 marzo 1984 a Nardò, un comune del Salento, in un territorio apparentemente lontano dai circuiti della grande criminalità organizzata, ma capace di diventare spietato contro chi si oppone agli appetiti degli speculatori edilizi.

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Ma la vita di Renata Fonte non è solo quella di un’amministratrice locale incorruttibile, che sceglie, in totale solitudine, di non chiudere gli occhi di fronte a un territorio incontaminato, minacciato dal cemento. La vita di Renata Fonte è anche quella di una donna che, con entusiasmo e fatica, ogni giorno deve cercare di conciliare quello che forse sempre conciliabile non è.

Renata è madre, da quando era giovanissima, di due bambine: ama stare con loro e condividere con loro le sue battaglie. Renata si impegna nella sua comunità, perché a Nardò ci è nata e cresciuta, e non può pensare che le donne restino ancora vittime degli aborti clandestini o che la bellezza che da sempre rende quei luoghi magici, venga infranta da costruzioni di cemento, solo per accumulare un po’ di denaro.

Negli ultimi mesi della sua vita, Renata combatte contro tutti. Anche contro il marito, Attilio, che la supplica di scegliere: o lui o la politica. Nell’attesa che lei decida, accetta una proposta di lavoro in Belgio. Renata combatte anche contro il partito, che le chiede di cambiare. Perché questa donna che vuole sempre fare di testa sua, diventa ogni giorno più difficile da gestire. Renata non cede perché si rifiuta di pensare che la politica sul territorio debba piegarsi ogni volta a grandi interessi e piccole clientele.

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Mancano pochi giorni alla presentazione dell’adeguamento del piano regolare, passaggio strategico per difendere l’area di Porto Selvaggio per cui Renata tanto si è battuta. Pochi giorni, ma che Renata non vedrà mai, perché la notte del 31 marzo 1984 viene uccisa.

Ma all’inizio la verità non sarà facile da dimostrare: Renata è bella, giovane, il marito da qualche tempo si è trasferito in Belgio. All’inizio si pensa a un delitto passionale. Solo grazie all’impegno di un commissario e alla testimonianza di due donne, si arriverà a individuare gli esecutori e i mandanti di primo livello. Grazie al suo sacrificio, l’area di Porto Selvaggio, ancora oggi tra le più belle del Salento, non è mai stata toccata dal cemento.

La Fonte fu assassinata dalla Mafia per il suo impegno ambientalista contro le speculazioni edilizie di una criminalità organizzata che in Puglia stava piano piano crescendo.


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Pantaleo Gianfreda