Pdl, Fini lancia la sua corrente. Il premier: “Si faccia un partito”.

21 Aprile 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Col presidente della Camera oltre 50 parlamentari. "E' l'ora di rischiare". Rispondono Alemanno e La Russa: in 74 firmano un loro testo. Il Cavaliere ai suoi: "Meglio fuori che averlo dentro"

Se Fini fa corrente, Berlusconi chiude lo spiffero. Il premier infatti, nonostante per tutto il pomeriggio coordinatori e capigruppo abbiano provato a farlo ragionare, mantiene fermo il punto e non intende fare concessioni al presidente della Camera. Irritato per la riunione dei finiani alla Camera e per la conta interna, Berlusconi vede nero. "Questo stillicidio è insopportabile  –  si è sfogato a palazzo Grazioli con il vertice del Pdl  –  a questo punto sarebbe meglio che si facesse il suo gruppo e il suo partito".

"Molto meglio trattare con un partito – ha concluso il premier – che con una persona che ha perso definitivamente la testa".

Così, al momento, la Direzione di giovedì resta un appuntamento al buio, senza una regia politica. "Domani (oggi, ndr) ci rivedremo – si limita a riferire Denis Verdini -, ancora non c'è una decisione". Un'ipotesi è che ad aprire la riunione siano i tre coordinatori, cui dovrebbe seguire Fini e, da ultimo, Silvio Berlusconi. I vari mediatori in campo non sono riusciti a far cambiare l'umore del premier. Né è migliorato quando, ieri pomeriggio, ha scoperto che a Ballarò erano stati invitati sia Italo Bocchino che Sandro Bondi. Minoranza e maggioranza, le due correnti, la rappresentazione televisiva della spaccatura. "È assurdo prestarsi a questa sceneggiata", ha tuonato il premier, chiedendo a Bondi di lasciare il posto al leghista Castelli.

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È proprio Bocchino uno dei finiani che più fa arrabbiare il Cavaliere, che ieri infatti non l'ha invitato a palazzo Grazioli. Il vicecapogruppo del Pdl, che in questi giorni caldi si è molto esposto in tv, catalizza malumori tra i berluscones e non solo. Alessandra Mussolini, in Transatlantico, durante una pausa delle votazioni sulla caccia, non si fa problemi ad esternare la sua antipatia: "L'unico uccello a cui sparerei è quello di Italo Bocchino". Il clima nel partito è questo. Un'altra che il premier non può vedere è la finiana di ferro Giulia Bongiorno, che ha spesso frenato le iniziative più dirompenti di Niccolò Ghedini. Tanto che ora Berlusconi vorrebbe rimettere in discussione il suo posto di presidente della commissione Giustizia a Montecitorio.

La fibrillazione nel Pdl preoccupa anche gli alleati del Carroccio. Inizialmente Bossi aveva invitato il premier a ricucire con Fini, ma ieri, al telefono con Berlusconi, il leader del Carroccio si è mostrato più guardingo. "Silvio stai attento – è stato il consiglio di Bossi – perché, a questo punto, non si capisce dove vuole andare a parere". A insospettire il leader nordista ci sono state ieri anche le dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo dalla presidenza della Fiat: "È un nuovo elemento che dobbiamo tenere in considerazione. E se Montezemolo si mette con Draghi, Fini e Casini e rifanno la Dc?". Al momento si tratta soltanto di fantasmi, ma non è un caso se, ai piani alti del Carroccio, non si escluda più un ritorno alle urne in ottobre, in maniera da portare a casa i decreti attuativi del federalismo fiscale.

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Intanto il progetto cui sta dando vita Gianfranco Fini suscita curiosità anche oltre lo stretto orizzonte del mondo ex An. Un osservatore interessato è Beppe Pisanu, forzista storico e presidente dell'Antimafia: "Sì, guardo con interesse. E comunque difendo la libertà di manifestare il dissenso dentro al partito". Pisanu, che non ha firmato il documento pro-Fini e non ha aderito alla minoranza interna, anticipa quello che dirà alla Direzione: "C'è un leader che guida la coalizione e quello è il presidente del Consiglio. Noi dobbiamo sostenerlo fino alla fine della legislatura. Ma non dobbiamo nemmeno nascondere che ci sono dei problemi aperti sui quali è necessario discutere". Una "terra di mezzo" tra berlusconiani e finiani, che al momento raccoglierebbe una decina di parlamentari forzisti.

Che il momento sia difficile lo conferma una tesa conversazione, nel pomeriggio di ieri, tra il finiano Andrea Ronchi e i forzisti Cicchitto e Lupi. In un angolo appartato del Transatlantico, Cicchitto insisteva nel chiedere a Ronchi le vere ragioni del dissenso: "Bisogna che ci mettiamo con calma intorno a un tavolo e parliamo. Ma senza strappi". E Ronchi: "Non si capisce cosa vogliamo? Se vuoi chiamo Fini al telefono e te lo spiega lui stesso. A Fini gli stanno dicendo di tutto, non è tollerabile". 


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Pantaleo Gianfreda
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