«Lasciamo che Eluana riposi in pace»

8 Febbraio 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La presa di posizione di un gruppo di cattolici: «È cristiano lasciarla morire, non vivere così» . Don Paolo Farinella, prete di Genova, invita tutti, politici e uomini di Chiesa, a fare silenzio: «Eluana ha diritto ad essere trattata umanamente e invece questa triste vicenda non ha nulla di umano… Lasciamo che sia il padre a prendere la sua decisione, in coscienza, in solitudine, con l’aiuto dei medici che hanno avuto in cura la figlia per tutti questi anni. Lo dico da cattolico e da prete».

«Eluana ha diritto ad essere trattata umanamente e invece questa triste vicenda non ha nulla di umano». Don Paolo Farinella, prete di Genova, invita tutti, politici e uomini di Chiesa, a fare silenzio. «Lasciamo che sia il padre a prendere la sua decisione, in coscienza, in solitudine, con l’aiuto dei medici che hanno avuto in cura la figlia per tutti questi anni. Lo dico da cattolico e da prete». E se quel che dice va contro i principi della Chiesa, don Paolo non se ne preoccupa. «Dice il Vangelo che l’uomo vive prima del sabato. Non mi pongo il problema del conflitto tra le mie opinioni, gli orientamenti del Vaticano e i principi della morale cattolica. Nella guerra dei principi ci sono solo morti. Le persone sono diverse l’una dall’altra, ogni vita è diversa e i principi bisogna calarli nella realtà. Io vedo una donna che è morta perché la vita deve essere umana per essere vissuta, quella di Eluana non lo è più. E vedo un caso di accanimento terapeutico: se non ci fossero state le macchine, non sarebbe vissuta per 17 anni». E vede ancora, don Paolo, una battaglia impietosa sulla sorte di Eluana. «Non dimentichiamolo, c’è stata una sentenza definitiva e nessuno in uno Stato democratico può sospendere una sentenza definitiva. Penso che la posizione più corretta in tutta questa vicenda sia quella del presidente Napolitano. E’ bene che tutti gli altri facciano migliaia di passi indietro e lascino il padre nel silenzio di cui ha bisogno».

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Don Paolo ha firmato a ottobre un documento di cattolici sul caso Englaro, «Lasciamo che Eluana riposi in pace», promosso dal movimento ”Noi siamo Chiesa”. Tra i mille e cento firmatari, anche una trentina di preti (Albino Bizzotto, prete di Padova, fondatore del movimento ”Beati i costruttori di pace”, Alberto Simoni, padre domenicano di Pistoia – per citarne qualcuno – padre Camillo De-Piaz, il teologo Enzo Mazzi, fondatore della comunità dell’Isolotto di Firenze).

«Partendo da motivazioni cristiane ed evangeliche, riteniamo che non si possa costringere una donna a vivere in queste condizioni», sostiene Vittorio Bellavite, portavoce di ”Noi siamo la Chiesa”. «Se il suo destino è morire, bisogna affidarsi alla misericordia di Dio e prendere atto che la sua vita è finita piuttosto che usare la tecnica per protrarre un’esistenza che non è più tale». Ma Eluana continua a vivere, dicono i cattolici. «Ma una vita senza relazioni e senza una coscienza per 17 anni è per noi una non vita. Alimentarla artificialmente è una forzatura dell’uomo contro la volontà di Dio. E’ cristiano lasciarla morire e non lasciarla vivere così». Un messaggio, aggiunge Bellavite, «censurato. Il nostro documento è passato sotto silenzio». In quel testo si esprime «sconcerto e amarezza per la posizione dei vertici ecclesiastici». Nessuna pietà per «una persona crocifissa su un letto da 17 anni», si legge, piuttosto un’idea «meccanicistica della vita», come se vivere non fosse soprattutto avere sentimenti, incontri, sensazioni, «valori spirituale anche, ma vissuti coscientemente». Il che non vuol dire mettere in dubbio il principio della sacralità della vita, «solo che per noi quella di Eluana non lo è più. Come credenti ci riconosciamo nelle parole di speranza piuttosto che nelle crociate. E pensiamo che l’impegno a difesa della vita non debba manifestarsi, principalmente o solo, sulle modalità del suo inizio e della sua fine. Occupiamoci anche di come ogni uomo e ogni donna vive».

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Eluana deve vivere, perchè è viva, «non è ancora entrata nell’ombra della morte», ribatte don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, ai cattolici dissidenti, e non è appellandosi alla fede ma alla legge della natura che quel sondino non va staccato. «La natura non va manipolata – argomenta – non si può anticipare l’alba di due ore perché si ha paura del buio. L’equilibrio naturale tra nascita e morte va rispettato, senza nessuna forma di accanimento, altrimenti la natura si vendica. Non si deve interrompere un’agonia anche lenta e dolorosa per motivi ”ecologici” prima ancora che di fede. Per esperienza dico che Eluana non è ancora entrata nell’ombra della morte, è in quel momento che i malati terminali si lasciano morire, mai prima. E lei ancora non si è lasciata morire». 


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Pantaleo Gianfreda