Il Salento consola Silvio. Crescono Udc, Idv e Vendola.

8 Giugno 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Se l’Italia e il voto europeo riservano al Cavaliere di Arcore qualche delusione, visti i risultati ampiamente al di sotto del risultato minimo pronosticato per il Pdl (quel 40% storico, a lungo propagandato) e decisamente inferiore rispetto alle più rosee aspettative di un 45%, annunciato urbi et orbi, venerdì scorso, dallo stesso Berlusconi, il Salento, rispettando la tendenza della Circoscrizione Meridionale e della Puglia in sé, regala al premier un risultato straordinario, che può in parte consolarlo. Ancora una volta, dunque, il Salento dimostra una tendenza a destra, dal punto di vista strettamente politico, con un risultato che se non è un plebiscito su Berlusconi, poco ci manca.

Concluso lo spoglio dei voti, e dalle 804 sezioni provinciali è emerso che il Pdl viaggia nel Salento al 43,32%, quasi la cifra dei “sogni”, che il presidente del consiglio contava di incamerare in tutta Italia: quasi due punti in meno rispetto al dato delle scorse politiche, dove la lista unitaria del Pdl aveva incassato un dato di poco superiore al 45%, ma con un sostanzioso aumento di consensi rispetto alle scorse europee del 2004, dove, invece, Alleanza Nazionale e Forza Italia, viaggiando separate, avevano raccolto, un 38% circa, assommando i voti. Ma fanno effetto soprattutto gli oltre 187mila voti che il Pdl miete nel tacco, quasi il doppio, cioè, di quelli raccolti dal Pd.

Se il Pdl, dunque, può festeggiare un dato evidentemente più alto rispetto a quello nazionale, per il Partito Democratico arriva un forte ridimensionamento, visto il 22,49 %, che gli fa perdere oltre tredici punti rispetto al positivo risultato delle scorse politiche, quando il candidato premier, Walter Veltroni, raggiunse un importante 36%. Il Pd registra inoltre un tangibile calo rispetto anche alle scorse europee, perdendo circa sei-sette punti percentuali rispetto al 2004.

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Importanti sono, d’altro canto, le affermazioni dell’Udc, dell’Idv, ma anche di Sinistra e Libertà, trascinata dall’effetto Vendola. Lo scudo crociato conferma la propria popolarità nel Salento, con una percentuale che si attesta all’11,5% e che quasi raddoppia i consensi del 2004, quando il partito di Casini si fermò al 6%, incrementando anche i voti conquistati alle scorse politiche, dove raccolse oltre il 9,5%.

L’Idv di Di Pietro, forte di candidature di grande impatto come quella di Luigi De Magistris e di Sonia Alfano, raggiunge il 7,65%, triplicando, sia in termini di numeri che di voti, abbondantemente i consensi del 2004, quando l’alleanza con Achille Occhetto non riuscì a raggiungere il 2%. Il partito del governatore pugliese, Nichi Vendola, si attesta oltre il 6,21%, superando di gran lunga le proporzioni ottenute in campo nazionale e battendo ampiamente i rivali, ex alleati, di Rifondazione. Tutte al di sotto del 2% le altre forze politiche, tranne Rifondazione che arriva al 3,25%, e con un risultato tutto sommato dignitoso per la Lista dei Radicali, che sfiora nel Salento un commovente 2%, frenandosi all’1,8%.

Ma il vero vincitore delle elezioni in provincia, in linea con il dato nazionale, ma soprattutto con l’euroscetticismo imperante nel resto dei paesi del vecchio continente chiamati alle urne, appare l’astensionismo, seppur in dimensioni di gran lunga inferiori rispetto ad altre zone: nel Salento ha votato circa il 71,58% degli aventi diritto, quattro punti in più rispetto alla media nazionale ed ampiamente in controtendenza con il 43% della media europea, e tuttavia con cinque punti percentuali in meno rispetto al 2004 e sei rispetto alle politiche dello scorso anno.

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Interessanti anche i dati che arrivano dai comuni: praticamente un risultato all’unisono per il Pdl da quasi tutti i centri salentini, che hanno eletto il partito di Berlusconi prima forza cittadina, eccezion fatta per sei rocche “rosse”, ossia Carpignano, Leverano, Melpignano, Specchia, Trepuzzi e Zollino, dove vince il Pd.

In alcuni paesi sono da rilevare i risultati delle altre formazioni: nella piccola Giuggianello, ad esempio, come a San Donato, secondo partito paesano è Sinistra e Libertà; a Matino, Presicce, Sanarica, Surbo ed Uggiano La Chiesa, buona affermazione dell’Udc che batte la concorrenza del Pd per il secondo partito nelle rispettive comunità politiche; a Vernole, invece, dietro al Pdl, in ordine finiscono Idv, Udc e solo dopo il Pd; ottimo risultato dell’Idv nella Ugento di Peppino Basile, dove il partito del consigliere ucciso si afferma come seconda forza locale, dietro al Popolo delle Libertà. Anche a Gagliano del Capo, Idv secondo partito. Sorprendente il 26% raccolto dalla Fiamma Tricolore a Soleto, un punto percentuale in meno del Pdl.

Conferma il dato provinciale il capoluogo, Lecce, dove il Pdl arriva al 42,57, raccogliendo 19.342 preferenze, staccando di oltre 9mila voti il Partito Democratico locale; ampio plebiscito per il Pdl anche a Casarano, Gallipoli, Maglie, Melendugno, Tricase e Nardò, dove le preoccupazioni sul nucleare o sui rifiuti, non sembrano aver scalfito il successo del premier. Persino la Grecìa salentina, indicata tradizionalmente come un polo del centrosinistra, va al Pdl.

Ribadiscono il centrodestra e la propria fedeltà al Cavaliere anche Otranto e Poggiardo: buon successo a Copertino. Quanto poi questi dati possano influire sul responso della corsa alle provinciali, per le quali lo spoglio avrà inizio nel primo pomeriggio, a partire dalle 14, non è dato saperlo: di certo, ad una prima e superficiale lettura sui risultati dell’europee, verrebbe naturale considerare il Salento orientato anche alle provinciali verso il candidato del centrodestra, Antonio Gabellone, se vigesse la regola che i voti per il Parlamento europeo e quelli per Palazzo dei Celestini fossero in qualche modo complementari. Appare più realistico, invece, credere che la partita sia molto più complessa almeno per due ordini di fattori: la presenza in campo della Poli Bortone, con il Terzo Polo, che di fatto scombina ogni pronostico, e le numerose liste in campo, che rappresentano un’incognita di difficile lettura.

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Da alcuni exit-poll (ossia dalla riconferma all’uscita del seggio su un’apposita scheda o a voce del voto espresso), che circolano un po’ dappertutto, sembrerebbe che la partita sia molto combattuta e che i valori dei candidati, in termini di numeri, siano molto differenti spostandosi da luogo a luogo: per questo, ogni ipotesi pre-voto andrebbe presa con le pinze, anche se tutti gli exit sembrano quotare leggermente avanti i candidati dei poli classici, in un testa a testa, che vedrebbe leggermente distaccata l’eurolady Poli Bortone, che, a sua volta, assumerebbe il ruolo di ago della bilancia.

Ma, conoscendo i margini di errore degli exit-poll, sarebbe prematuro dare per scontato che la senatrice non giochi la partita sino all’ultimo, potendo persino riservare qualche sorpresa. Quel che appare condiviso da molti degli osservatori è che salvo novità, si andrà al ballottaggio. Ma per saperlo, ormai, è questione di ore. 


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Pantaleo Gianfreda