Affettuoso e riverente omaggio a Loris Fortunato, amico e compagno scomparso in tempo di coronavirus

30 Aprile 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Loris Fortunato

Se ne è andato via attraversando silenzioso e solitario l’arido deserto provocato dalla terribile pandemia. Non una delle sue vittime. Piuttosto uno dei tanti “martiri” dei malefici effetti sociali che essa ha provocato.

La morte di una persona, chiunque essa sia, è da noi afflato e tradizione di solidarietà, umanità, socialità, con-doglianze (da “cum dolere”, “soffrire insieme”), rievocazione e declamazione di ricordi. Talora di coralità e cordialità (dal latino “cor – cordis”, “cuore”) comunitarie. Soprattutto quando ad andare via è una persona che ha segnato la vita di una piccola comunità locale, ma anche delle più estese comunità provinciale e regionale. La vita, cioè, di tante persone.

Tutto ciò non è stato possibile per Loris. A causa del nefasto e invisibile dittatore che domina subdolo questi “mala tempora”. Non è stato possibile salutarlo per l’ultima volta. Non è stato possibile, in occasione del suo solitario funerale, onorarlo come meritava e merita (mi auguro che lo si farà appena possibile).

Ha scritto su facebook un cittadino di San Pietro in Lama: “Voglio ricordarlo così, con le parole che gli furono rivolte nell’ultima iniziativa pubblica alla quale partecipammo nella sua San Pietro, il 22 febbraio 2018. A D’Alema che ricordava l’antica frequentazione con l’avvocato Fortunato, una signora dal pubblico: “Ma noi abbiamo avuto la fortuna di averlo”. Si, abbiamo avuto questa fortuna. Con te se ne va una persona enorme”.

Una persona enorme”… forse la definizione più giusta che si adatta all’amico e compagno Loris Fortunato, scomparso il 28 aprile, alla soglia degli 82 anni (era nato un 28 luglio… pur con differente età, eravamo due “leoni-quasi gemelli”… e per questo talora ci “sfottevamo”…).

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Un denso “curriculum vitae” di apprezzato amministratore. Sindaco di San Pietro in Lama dal 1968 al 1980 e poi dal 1997 al 2007; consigliere comunale dal 1985 al 1995 e dal 2007 al 2012. Consigliere regionale dal 1980 al 1990, uno dei migliori in assoluto che il Pci e la Puglia abbiano avuto. Poi presidente della “Società Trasporti Pubblici di Terra d’Otranto” (Stp) e, verso la metà degli anni ’90, del Co.Re.Co. di Lecce, Organo di controllo sugli atti degli Enti locali, le cui funzioni sono state abrogate con L.C. n. 3/2001 e l’approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione.

In queste sue funzioni pubbliche tantissimi di noi si rivolgevano spesso a lui per avere lumi e consulenze. Loris era sempre disponibile e paziente (salvo poi sbottare bonariamente dopo lunghe interlocuzioni… “beh, mo’ hai spicciatu?...”). Fu il mio (e di tanti altri) primo e più importante maestro amministrativo, quando, eletto segretario sezionale Pci nel 1973 e poi consigliere comunale nel 1975, prendevo spesso la strada per San Pietro in Lama per avere da lui (e dalla “storica” ragioniera comunale, l’amica Rossella) consulenze e consigli.

Negli anni mi ero talmente affezionato a lui e a San Pietro che, abitando agli inizi degli anni ’80 a Lecce per motivi di lavoro, avevo deciso di trasferirmi in quel Comune. Loris, infatti, era stato capace di creare aree Peep (edilizia economica e popolare) moderne e “a misura d’uomo”, dotate di belle e comode villette a schiera in cui pensavo di “fare casa”. Nelle mie inutili battaglie per l’edilizia economica e popolare anche a Collepasso, portavo spesso l’esempio di quel piccolo Comune ben amministrato e dotato di moderni servizi. Per noi giovani amministratori comunisti, di maggioranza e di opposizione, il sindaco Fortunato e il suo Comune rappresentavano un modello.

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Loris fu poi provvidenziale nel ruolo di presidente del Co.Re.Co. Quando negli anni ’90 vincemmo le elezioni con “Alleanza Democratica per Collepasso” e divenni assessore e vicesindaco, i suoi consigli furono preziosi per l’Amministrazione, anche per “sminare” perniciose trappole dell’opposizione e di qualche infido dipendente.

Potrei raccontare mille aneddoti pubblici e privati sull’amico e compagno Loris Fortunato… ma mi dilungherei troppo.

La funzione pubblica di Loris (tra l’altro, funzionario provinciale dell’ex Inam, attuale Servizio Sanitario Nazionale, dopo il conseguimento della laurea) era in qualche modo prevalente su quella più propriamente politica. Egli è stato dirigente provinciale e regionale di partito per le riconosciute capacità amministrative e per il suo innato equilibrio, che ne facevano un punto di riferimento sicuro e stimato da tutti, compresi gli avversari.

Non era un “comiziante” o un “trascinatore di folle”. Nei suoi interventi era, piuttosto, un “ragionatore”, persona razionale e rigorosa, che privilegiava soffermarsi sui problemi concreti più che sui “massimi sistemi” della politica. Aveva un fascino culturale discreto e penetrante soprattutto sui giovani dirigenti provinciali comunisti dell’epoca, quasi del tutto digiuni di esperienza e concretezza, ed assunse ruoli di primo piano nella Federazione provinciale Pci (fu per anni presidente del Comitato Federale e poi del Comitato di Garanzia) e nella direzione regionale. Rappresentava in qualche modo l’àncora di concretezza e sagacia cui si aggrappò il giovane gruppo dirigente provinciale comunista negli anni fine ’70 e ’80, si ritrovò “cerniera” tra la vecchia e storica generazione di dirigenti comunisti (Calasso, Casalino, Conchiglia, Foscarini, ecc.) e quella dei nuovi, all’epoca quasi del tutto privi di esperienza politica e di governo. Dirigenti, per la verità, non sempre poi dimostratisi all’altezza e, non avendo “arte né parte” (a differenza di Loris), “avvitatisi” negli anni sulle loro personali ambizioni e carriere politiche.

Una delle ultime foto di Loris Fortunato

Al di là di enfatizzazioni manieristiche e rituali, alcuni episodi della vita del partito in quel periodo vedevano talora Loris a disagio, sebbene sempre ligio alla disciplina di partito e al centralismo democratico, che, io, invece, spesso criticavo apertamente. Ricordo, ad esempio, certe sue difficoltà e anche alcune confidenze personali in occasione della mia “epurazione” dalla segreteria provinciale. Ci stimavamo e ci volevamo bene. Tutti gli volevano bene ed aveva la stima di tutti.

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Loris era un dirigente politico “alla emiliana maniera”, concreto, competente, un vero riformista, nemico di ogni estremismo, uomo di governo e di buon governo, un “costruttore” di realtà fattibili e migliori.

Per me e tanti militanti e dirigenti di sinistra Loris ha rappresentato un solido punto di riferimento politico e amministrativo, ma anche umano. Sotto la “scorza” di uomo pubblico talora severo, celava un “privato” denso di umanità, sferzante ironia, amicalità, battute, leggerezza e tanti sfottò e risate.

Negli ultimi anni si era allontanato dalla militanza politica. Non apprezzava la deriva liberista che il Partito Democratico aveva assunto con la segreteria di Renzi.

Loris è stato sempre e coerentemente un vero e moderno riformista. Un uomo di sinistra e di governo, impegnato a migliorare le condizioni dei cittadini e della società con impegno costante, quotidiano, fattivo, trasparente e onesto. Un autentico socialdemocratico, se vogliamo “dirla tutta” al di là nominalismi e politicismi. E tale è sempre e coerentemente rimasto, convinto che la società abbia sempre più bisogno di democrazia e partecipazione e, al contempo, di più socialismo, cioè maggiore eguaglianza, vera giustizia sociale, maggiori e più efficienti servizi pubblici, tutela delle classi più deboli, redistribuzione del reddito.

Ciao, Loris!

Pantaleo Gianfreda


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