“Letania salentina” a Collepasso con Carmine Lubrano e Gino Locaputo (3 agosto, ore 21, Castello baronale)

1 Agosto 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Sabato 3 agosto, alle ore 21.00, presso il Castello baronale, nell’ambito dell’Estate Collepassese 2019, presentazione del libro “Letania salentina e altre Letanie” del poeta Carmine Lubrano, uno dei massimi esponenti della poesia italiana.

L’autore sarà accompagnato dall’amico e poeta Gino Locaputo, già direttore artistico della rassegna internazionale “Festival Mediterraneo” di Conversano.

Il libro racconta in un fantasmagorico percorso letterario la storia del Salento e dell’intera Puglia partendo da Roca e toccando Collepasso.

La miscellanea poetica utilizza il grico, il salentino, il napoletano e l’italiano con numerose contaminazioni di lingue mediterranee.

La serata sarà presentata da Daniela Fortunato con letture di Maria Grazia Napoli.

Note

Carmine Lubrano è nato a Pozzuoli (Napoli) nel 1952.

Operatore multimediale, poeta di fama nazionale e internazionale, è presente dal 1970 in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Dirige la rivista e le edizioni di “Terra del fuoco” (“Laboratorio del fare – Fare laboratorio”). Ha fatto parte del movimento della “Terza Ondata”, ospitando sulla sua rivista testi e resoconti del dibattito.

Insieme a Edoardo Sanguineti e con le fotografie di Peppe Del Rossi, ha realizzato il volume Sulphitarie, Napoli, Terra del fuoco, 1999.

Ha curato, tra le altre, le antologie: “Poeti contro Berlusconi” (Napoli, Terra del fuoco, 1995) e “Poema Napoli” (Napoli, Terra del fuoco, 1998).

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Il nuovo libro di Carmine Lubrano è nato, come lui scrive, “a Roca nei pressi della Grotta della Poesia, ambientato fra i colori, i suoni ed i paesaggi di un magico incontaminato Salento. Tra turchi, santi, madonne e puttane e mare mare, pietre messapiche, solfatare e zolfare, tra scola napulitana e neo barocco dada, danzano i versi in orgasmica tarantolata copul’Azione”.

Di seguito una sua poesia

Letania salentina

e sono qui a Roca nel Salento a raccogliere sabbie nel vento

a scrivere letanie da letanie come una corrente un torrente che si perde

in aride arene come un flusso di sangue

stanco e da infinite ferite come un corollario di orto e genitali

e tra i fumi della solfatara

in vitrum il tempo e la cosa ( musicalmente in carta )

tra le iatture e gli strappi i richiami sbadiglianti giochi e fuochi

il palombaro e la sua amante gengive gravide dolenti e monumenti

tra crateri spenti sentimenti e sottotenenti dementi briciole presenti

nell’ipertesto quale refettorio vulcanico infedele impervio ed eccentrico

e con secrezioni eruzioni flegree qui a Roca nel Salento inseguo

la nuda e selvaggia brunese figlia del vento e della pioggia

nella terra del miele e del cotogno

‘o mmare ‘nzeriato ‘a li posti portuligno affogaliciucci

bbella bbella bbona bbona lluna chiena spassiunatamente

il che sanctissima poesia a manuscribere in una sola parola sola

che cuce ricuce l’erratica grazia aggrappata alla ragnatela del desiderio

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il che canzona furese palomma che jastemma

il che millantamila inna sacra la lengua nei fonemi aggrovegliata

il che cumizia zizze e vocalizza cozze e maruzze

ca ‘nfetano mignotte nei roveti scurtecate

bbella bbella bbona bbona figliola palomma canzone

‘nmiez’ ‘e cosce tene ‘o sole e ‘o maletiempo

lachremosa cerasa sanguinosa tene na cosa na rosa na casa

pe’ criature ‘nfose

cocente e nuda pietra e palude tormentata dalla quiete epifania e ventura

profonda calura febbre eloquente accecante che invita all’indolente oblio

sazio e delirante nella grazia dell’aroma impuro (inonda opulente parole

san ti fi ca te ora da una canzone ca se spoglia annure

e ‘nmiez’ ‘e cosce tene ‘o sole e ‘o maletiempo

‘a rraggia e ‘a primmavera sciare e malumbre pruciesso e cuncessione)

e chiamerò tutti i santi e le puttane in questa terra salentina

i grilli e le cicale i poeti andalusi e mamelucchi a la grotta

i sospiri degli amanti l’ebbrezza delle muse nella cotonosa mollica

il catarro al decotto d’ortiche l’urlo di Catullo l’araba alba l’aretina avemmaria

l’ovo del mago virginiello ‘a prucessione de’ ciuri in amplesso nel

solletico adriatico e prima d’esser in-barc’azione al soffio propizio

e ‘nmiez’ ‘e cosce tene ‘o sole e ‘o maletiempo

palomma e canzone mare ‘nzeriato e ‘nciucio d’ammore furese


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Pantaleo Gianfreda
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