“C’è vita” a sinistra: 1.700.000 partecipanti alle primarie Pd. Plebiscito per Nicola Zingaretti segretario nazionale

4 Marzo 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La sinistra italiana tira un sospiro di sollievo e di speranza dopo la devastante era Renzi, “sepolta” dalle primarie di ieri da un “popolo in coda contro il renzismo”, come ha scritto il Corriere della Sera.

Una straordinaria (e imprevedibile) partecipazione di un milione e settecento mila persone “in carne ed ossa” ai gazebo ha eletto Nicola Zingaretti segretario nazionale del Partito democratico con un consenso netto e chiaro (oltre il 65%).

Maurizio Landini, segretario generale Cgil

C’è vita (e speranza) a sinistra, almeno a livello nazionale! Dopo l’elezione di Maurizio Landini a segretario generale Cgil, un’altra buona notizia con l’elezione di Zingaretti a segretario del maggior partito della sinistra.

Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e fratello del più noto Luca (interprete televisivo del “Commissario Montalbano”), è stato premiato per la sua coraggiosa, radicale e tranquilla proposta di cambiamento e discontinuità, mentre il buon Maurizio Martina e soprattutto il talebano turborenziano Roberto Giachetti sono stati fortemente penalizzati per la loro continuità e fedeltà a “Matto” Renzi.

Già nelle prime dichiarazione televisive il neosegretario ha dimostrato serietà, umiltà, apertura al dialogo e volontà di cambiamento, con l’intenzione di far dimenticare il recente passato e riportare il principale partito della sinistra accanto alle “persone”, soprattutto ai poveri e ai giovani (numerosi e veri “immigrati” che emigrano dall’Italia in altri Paesi), e su temi di importanza prioritaria per la stessa sopravvivenza dell’umanità, quali l’ambiente, e altri importanti (scuola e cultura in primo luogo).

Nicola Zingaretti

Certo, non basta solo un nuovo segretario per cambiare profondamente un partito, le arroganze del vecchio gruppo dirigente, le antipatie e le ripulse che suscitano la costante e inopportuna presenza mediatica dell’ex segretario, alimentata da chi ha interesse allo status quo, e, soprattutto, le fallimentari politiche neoliberiste che hanno valso al Pd la fuga del suo tradizionale elettorato verso altri lidi.

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Viste la storia e la personalità di Zingaretti, c’è fondata speranza di voltare pagina con un rinnovato e più coerente gruppo dirigente ad ogni livello e ricostruire un centro sinistra ampio e plurale, aperto al confronto con tutte le sinistre, i riformisti e i progressisti moderati, capace di forte opposizione e di creare un’alternativa credibile al fallimentare governo Salvini-Di Maio.

Condivido quanto ha scritto Massimo De Angelis sull’Huffington: “Il boom dell’affluenza e il plebiscito per Nicola Zingaretti sono un nuovo investimento di fiducia verso il Pd ma non un assegno in bianco. È sbagliato leggere questo risultato come consenso al Pd, e alle sue poco entusiasmanti primarie, e leggerlo solo in chiave interna, con le lenti degli equilibri di potere, perché il senso politico di ciò che è accaduto è che una moltitudine di anime democratiche alla ricerca di un corpo ha chiesto una sinistra capace di corrispondere a un gigantesco bisogno di alternativa, dopo un anno di governo gialloverde. Aprendosi, rinnovandosi, cambiando non solo la “comunicazione”, ma la politica. Anzi, ricominciando a fare politica, con umiltà e senso di realtà”.

Quello che forse dovrebbero capire anche i dirigenti Pd di Collepasso, che hanno scelto da veri kamikaze di organizzare le primarie nel chiuso del loro circolo invece che in luogo pubblico, facendo desistere tanti cittadini dal voto. Quel circolo, infatti, al netto di tanti iscritti onesti e perbene (e di alcuni volenterosi e apprezzabili ragazzi), è soprattutto noto e ricordato come “covo di vipere”.

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A Collepasso, rispetto al dato nazionale, il voto è stato in controtendenza per partecipazione e in tendenza per preferenze ai candidati. Pochi partecipanti, ma anche qui vittoria con ampio margine per Nicola Zingaretti.

Solo 129 i votanti (compresi familiari, parenti e “clienti”): 83 per Zingaretti (64,34%), 27 per Martina (20,93 %) e 19 per Giachetti (14,73 %). I votanti sono stati 14 in meno rispetto alla già deludente partecipazione delle primarie del 2017, quando furono 147, ma 75 in meno rispetto a quelle del 2013 e ben -106 rispetto alle primarie del 2009.

Un dato molto eloquente, che dovrebbe far riflettere l’attuale gruppo dirigente, ancora arroccato nel “covo”, e in particolare l’ambiziosa e supponente segretaria di circolo.

Riuscirà l’”effetto Zingaretti” a “fare breccia” sull’anemico circolo democratico locale, ad “aprire porte e finestre”, a fare seria e forte opposizione all’attuale fallimentare amministrazione comunale, a riprendere a fare politica sui problemi reali dei cittadini e a contribuire con umiltà e serietà a dare una speranza per il futuro politico ed amministrativo del nostro Comune?

Ce lo auguriamo come cittadini democratici, progressisti e antifascisti per il bene non solo della sinistra, ma dell’intera comunità collepassese.

Il voto nazionale ha dimostrato che “c’è vita” a sinistra e tanti cittadini vorrebbero che anche il Pd e tutte le variegate sinistre locali dessero qualche concreto “segnale di vita”.

Pantaleo Gianfreda


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Pantaleo Gianfreda
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