27 gennaio, “Giorno della Memoria”. Oggi ancor più attuale il monito di Primo Levi: “Se questo è accaduto può succedere di nuovo!”

27 Gennaio 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Queste parole, scritte da Martin Niemöller (teologo e pastore protestante tedesco strenuo oppositore del nazismo) e legate ad una tristissima epoca del ‘900, sembrano improvvisamente tornare di attualità.

Forse mai come quest’anno il Giorno della Memoria assume un così alto valore. Non si tratta solo di “ricordare per non dimenticare” le immani tragedie provocate dal nazifascismo, la Shoah e la decimazione di milioni di uomini, donne e bambini ebrei (e non solo) nei campi di sterminio, la barbarie e la crudeltà degli uomini contro altri uomini.

In un momento storico e politico in cui assistiamo sconcertati ed ammutoliti ad atti che negano i diritti fondamentali della dignità umana – sanciti dalla Dichiarazione Onu dei Diritti dell’uomo, da convenzioni internazionali e dalla Costituzione -, da parte di “bestie” assurte al ruolo di governanti tra gli osanna di certa “plebaglia” mai sazia di “sangue e arena”, torna di drammatica attualità il grido di Primo Levi: “Se questo è accaduto può succedere di nuovo!”.

Andrea Camilleri

Andrea Camilleri, 94 anni, vissuto negli anni del fascismo, da tempo mette in guardia gli italiani sulle affinità di certi fenomeni sociali e politici dell’Italia di ieri e di oggi.

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Commentando lo sgombero di 500 migranti, già integrati nella locale comunità, dal Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, Camilleri ha gridato indignato: “Non in mio nome. Io mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità”.

Quando la pietà umana viene meno e da marginale espressione individuale diventa preoccupante “sentire comune” di gran parte dei cittadini… la società diventa il terreno di coltura dei peggiori istinti umani, il campo in cui crescono fascismi e autoritarismi di ogni genere, che prima o poi ri-portano inesorabilmente ad Auschwitz.

Liliana Segre, 88 anni, superstite dell’Olocausto e nominata senatrice a vita da Mattarella, parlando agli studenti di Milano, ha detto: “Quando ci deportarono non c’era quella pietas che manca anche oggi. C’era quel razzismo che ci porta a dimenticare che non esiste altra razza che quella umana”.

Liliana Segre

La senatrice si è rivolta ai ragazzi “come una nonna, per raccontarvi come un giorno sono stata espulsa dalla scuola quando avevo 8 anni per la sola colpa di essere nata. Per la colpa di essere ebrea. Anch’io sono stata una clandestina nella terra di nessuno, io lo so cosa vuol dire essere respinti quando le frontiere sono chiuse. Quando si ergono muri. Io lo so cosa vuol dire quando si nega l’asilo. Io sono una che le ha provate queste cose. Sono stata una richiedente asilo. Mi disse l’ufficiale svizzero che non era vero che in Italia c’era la guerra e ci rimandò indietro”.

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Liliana Segre ha esortato i giovani ad essere coraggiosi, “a trovare la sera un momento di silenzio per riflettere su quel che è stato, a leggere Primo Levi, capace di descrivere senza retorica l’orrore. Io sono stata un numero, privata del nome, ridotta a un pezzo, bastonata e presa a calci, pugni e sberle, senza possibilità di capire perché, come i vitelli condotti al macello”.

Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che il male rappresentato da Auschwitz e dalla Shoah “è pronto a risvegliarsi, come un virus micidiale … Quel male alberga nascosto nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte di ideologie, nel buio accecante degli stereotipi e dei pregiudizi. Pronto a risvegliarsi, a colpire, a contagiare, a distruggere, appena se ne ripresentino le condizioni … Quando il benessere dei popoli o gli interessi delle maggioranze si fanno coincidere con la negazione del diverso, dimenticando che ciascuna persona è diversa da ogni altra, la storia spalanca le porte alle più immani tragedie … Noi italiani abbiamo il dovere morale non solo di ricordare, ma anche di combattere, senza remore e senza opportunismi, ogni focolaio di odio, di antisemitismo, di razzismo, di negazionismo, ovunque esso si annidi. E di rifiutare, come ammonisce sempre la senatrice Liliana Segre, l’indifferenza: un male tra i peggiori”.

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Per questo ha ricordato il Capo dello Stato – il Giorno della Memoria non è soltanto una ricorrenza “in cui si medita sopra una delle più grandi tragedie della storia, ma è un invito, costante e stringente, all’impegno e alla vigilanza”.

Pantaleo Gianfreda


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