E’ morta Cristina Conchiglia, già sindaco di Copertino e deputato PCI dal 1978 al 1983

5 Maggio 2013 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Cristina ConchigliaLeggo su facebook un post di Lucrezia Russo che mi addolora: “Stanotte e’ morta mia zia Cristina Conchiglia. Per chi la ha conosciuta non c’è bisogno di aggiungere altro…”.

Per chi, come me, l’ha conosciuta, in effetti non c’è bisogno di aggiungere altro. Per chi, invece, non l’ha conosciuta, Cristina merita almeno brevi parole di ricordo e spero che, nei prossimi giorni, sia degnamente ricordata.

Perché Cristina Conchiglia è stata una delle protagoniste delle lotte sindacali e politiche nel Salento degli anni ’50 e seguenti, una grande lottatrice per l’emancipazione dei lavoratori agricoli (e non solo) e delle donne, una vera pasionaria, un mito per tanti lavoratori, per tante tabacchine (ne fu la “capopopolo”), per tanti cittadini, che parlavano e parlano tuttora della “Conchiglia” con quell’aurea tra mito e realtà, tra la realtà che trascendeva in mito e il mito che incubava nelle miriadi di episodi di lotta e di impegno reali di cui è stata costellata la vita di Cristina…

Ricordo ancora come me ne parlavano nei primi anni ’70, quando presi la tessera del PCI, i vecchi compagni Ciccillo De Lazzari, Michele te lu Pati De Pascalis, Pippiceddhu Romano, Aureliu Paglialonga e tanti altri. Per loro “la Conchiglia” era già un mito. Poi ebbi modo di conoscerla e frequentarla.

Cristina Conchiglia era nata a Brindisi il 4 gennaio 1923. Donna di grande intelligenza e attivismo, nel corso delle sue battaglie sindacali, agli inizi degli anni ’50, conobbe Giuseppe Calasso, dirigente e deputato del PCI salentino. Fu l’incontro che cambiò la sua vita privata e politica. Cristina divenne moglie di Giuseppe e dirigente del movimento sindacale e politico di Terra d’Otranto. Aveva solo la licenza media inferiore, ma questo non le impedì, però, di diventare dirigente e, poi, anche deputato. In quegli anni, il PCI “pescava” i suoi migliori dirigenti tra operai, contadini, donne e giovani che si contraddistinguevano per marcata intelligenza e capacità di leadership. Poi li educava ed istruiva rigorosamente nelle scuole sindacali e di partito, emancipandoli da quell’inferiorità culturale cui la situazione sociale ed economica li aveva costretti. Da questo punto di vista, il PCI è stato veramente un grande partito popolare e di massa, un partito che ha istruito, strappandoli dall’analfabetismo, migliaia di operai e contadini, trasformandoli spesso in grandi dirigenti politici e sindacali.

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Cristina Conchiglia, oltre che dirigente della CGIL e del PCI, è stata anche sindaco di Copertino e deputato dal 1976 al 1983, succedendo in Parlamento ad un’altra importante figura qual è stato l’on. Mario Foscarini, di cui Cristina si sentiva un po’ come una sorella minore e di cui subiva un certo fascino culturale. Il periodo 1976-83, in cui l’on. Conchiglia è stata parlamentare, ha coinciso quasi totalmente con i miei incarichi di dirigente provinciale prima nell’Alleanza dei Contadini-Confcoltivatori (dove fui anche presidente provinciale) e, poi, per un periodo più breve, nella segreteria PCI, dove mi fu affidato l’incarico di responsabile provinciale della Commissione economica e della Commissione agraria. In questi incarichi ho avuto modo di conoscere e frequentare ripetutamente “la Conchiglia”, di apprezzare la sua grande passione e il suo impegno, il suo essere espressione genuina delle “masse popolari”, nonché la sua verve polemica e la franchezza (e anche la freschezza) del suo esprimersi. Certo, Cristina non aveva la raffinatezza di Mario Foscarini… era più “popolana”…, ma dimostrava un legame con i lavoratori e i cittadini che solo pochi dirigenti provinciali hanno saputo mantenere nel corso della loro vita. Nel corso della mia attività sindacale-professionale, mi recavo spesso a Copertino, dove vi era una delle più forti sedi della Confcoltivatori e dove Cristina fu anche sindaco. Ebbene, spesso trovavo Cristina, anche quand’era deputato, seduta alla scrivania a sbrigare pratiche ai lavoratori, ad ascoltare i cittadini, a mettersi totalmente al loro servizio. E spesso con lei c’era il marito Pippi Calasso, ormai anziano, assiso, come un “monumento vivente”, su quell’indimenticabile poltrona “stile ‘900”. A Copertino, alla Grottella, i due avevano un’abitazione.

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Spesso, nel partito, le nostre idee divergevano. Più legate alla tradizione comunista le sue, di impronta liberale e socialdemocratica le mie. Talora ci siamo anche scontrati. Eppure tra noi maturò con il tempo una certa simpatia, grazie anche ai buoni rapporti con la sorella Ada, moglie del compianto avv. Pippi Russo, legale a tempo pieno della Confcoltivatori. Normalmente i nostri “litigi”, veri o presunti, finivano in risate. Soprattutto quando era presente Ada. Una volta, però, non lo dimentico mai, dovetti sorbirmi, coram populo, la sua “ira funesta”. Meritata, per la verità. Dovevamo recarci entrambi a Roma. Lei al Parlamento. Io ad una riunione della Confcoltivatori nazionale. Mi impegnai a prenderla da casa per andare insieme all’aeroporto di Brindisi. Era successo già altre volte. Allora abitavo anch’io a Lecce. Quella mattina tardai. A casa non la trovai. Corsi verso l’aeroporto con la paura di perdere l’aereo. Infatti, riuscì a prenderlo di corsa mentre stavano già per togliere la scaletta. Mi fiondai nell’abitacolo. Essendo martedì, l’aereo per Roma era pieno. Nemmeno il tempo di mettere piede sull’aereo… e la voce roboante e irata dell’on. Conchiglia, proveniente da metà abitacolo e incurante dei presenti, mi assalì duramente per il mio ritardo e per averla “bidonata”… Per me una “figuraccia” di fronte a tante persone… tralascio i dettagli… Furono inutili i miei tentativi di giustificarmi… Naturalmente, dopo il suo iniziale sdegno, non mi tenne il muso per quell’episodio né ricordo se mi chiese più di accompagnarla… ma mi pare di sì…

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L’ho rivista, l’ultima volta, alcuni mesi fa ad una riunione del PD. Insieme ad Ada. Le solite risate e simpatie reciproche. La vidi, però – lei, sempre una gran bella donna, anche da anziana! -, molto deperita. Lei era notoriamente critica già sin dalla Bolognina, quando si decise di cambiare nome al PCI… immaginarsi in questa fase…

Grande Cristina! Grande donna! Grande compagna! Le ho voluto e le voglio, come tanti di noi, un mondo di bene!

Con Cristina Conchiglia se ne va uno dei grandi protagonisti, uno degli “ultimi mohicani”, della storia del PCI salentino…

Ciao, Cristina!


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Pantaleo Gianfreda