La grande fuga dei giovani all’estero non si ferma: +34% in due anni

5 Gennaio 2016 Off Di Pantaleo Gianfreda
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GiovaniMILANO – L’anno nuovo parte con una sconsolante conferma: non si arresta il flusso degli italiani che decidono di andare all’estero in cerca di miglior fortuna. Una emorragia che riguarda, in particolare, i cittadini più giovani, nelle fasce di età compresa tra i 18 e i 39 anni, soprattutto tra coloro che abitano nelle grandi città rispetto alla provincia. L’ulteriore conferma arriva da un documento della Camera di Commercio di Milano e Brimnza, condotto su una elaborazione dei dati Istat.
Prendendo in esame i cambi di residenza, sono stati poco meno di 90mila i cittadini italiani che hanno deciso di trasferirsi oltre confine nel corso del 2014, in aumento del 12,7 per cento rispetto al 2012. Ma nel corso degli ultimi due anni, la crescita dei trasferimenti per gli under 40 è stata addirittura superiore, pari al 34,4 per cento del totale. In buona sostanza, hanno preso la via dell’estero 3,3 giovani ogni mille abitanti. A parte Londra e il Regno Unito, le mete di questa nuova ondata migratoria ricorda quella degli anni ’50: subito dopo le isole britanniche, gli altri paesi di maggiore approdo finale sono Germania, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
Gli under 40 partono in modo più consistente dalle grandi città: in termini assoluti e sempre riferito al 2014, la metropoli che ha perso più residenti è Milano (3,300), seguita da Roma (2.450), Napoli (1.885) e Torino (1.653). Ma rispetto agli ultimi due anni, si nota come il fenomeno stai rallentando a Milano dove il numero di trasferimenti è aumentato “solo” di 451 unità, rispetto a Roma dove l’incremento è stato più marcato (829) così come a Napoli (757) e Palermo (829).
In proporzione al numero degli abitanti complessivo, le province che hanno registrato il maggior numero di cambi di residenza sono Bolzano, Imperia, Trieste, Pavia (con queste ultime due città che potrebbero pagare il fatto di essere centri universitari). Foggia, Caserta e Taranto, le province che hanno registrato un valore più basso sempre rispetto al numero degli abitanti complessivo.
Si tratta di un fenomeno su cui da tempo discutono ricercatori, sociologi ed economisti. Ma che manca del tutto dal dibattito politico. Eppure le implicazioni sono evidenti. Per esempio, incide sulla nostra spesa pubblica: perché il sistema educativo italiano spende per formare i giovani che poi porteranno il frutto delle loro capacità e competenze altrove. Secondo le stime, dal 2008 al 2014 è emigrato all’estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo Stato 23 miliardi di euro. “Regalati” ad altre nazioni.
Un fenomeno che riguarda più di un ambito all’interno della categoria dei “cervelli in fuga”. Un caso per tutti quello dei medici: nel 2014 si è verificato un vero boom dei medici appena laureati: erano 396 nel 2009 ad aver preso la via oltre confine, sono diventati 2.363.
Il fenomeno è confermato da più di uno studio. Secondo la Fondazione Migrantes, il numero di espatri è stato addirittura superiore. Nel 2014 sono stati 101.297, con una crescita del 7,6% rispetto al 2013. Ad andarsene sono stati in prevalenza uomini, il 56%, per lo più non sposati, il 59,1%, tra i 18 e i 34 anni, il 35,8%.
Sono partiti soprattutto dal Nord Italia e per 14.270 di loro la meta preferita è stata la Germania; a seguire il Regno Unito dove si sono trasferiti in 13.425. Risultato, come abbiamo visto ribaltato per gli under 40, probabilmente facilitato dalla maggiore conoscenza della lingua inglese.

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Fonte: Luca Pagni, repubblica.it, 5 gennaio 2016


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