“Cime tempestose” nel primo Consiglio comunale per Paolo e M. Rosa finalmente… “sposi”

17 Giugno 2016 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il Consiglio comunale tenutosi in Largo Municipio

Il Consiglio comunale tenutosi in Largo Municipio

Cime tempestose” nel primo Consiglio comunale del post-elezioni, tenutosi all’aperto ieri, 16 giugno, ai piedi del Palazzo Municipale, e “scintille” tra i più “cimati” dei consiglieri presenti. Naturalmente, il termine “cime” richiama le sommità delle montagne e metaforicamente le “alte menti”, ma anche le “cime di… rapa”!

Per la verità, il Consiglio, iniziato poco dopo le 19.00 e conclusosi prima delle 22.30, era “partito” in surplace e con un apprezzato gesto di galanteria alle quattro donne (tutte della maggioranza) presenti nel nuovo Consiglio da parte del sindaco, che ha offerto un bel mazzo di fiori ad ognuna di esse.

A proposito di donne, c’è chi alla vigilia dava per certo il subentro in Consiglio di altre due donne con le dimissioni – “doverose” per alcuni – del duo Perrone&Perrone, finalmente insieme sulla stessa sponda, pur se all’opposizione, dopo i reciproci e contrastati corteggiamenti del 2005 e il mancato “matrimonio” politico dell’epoca. I  due appaiono ai più i veri “grandi elettori” di Menozzi, avendo favorito con le loro discutibili (e dissennate) scelte una vittoria insperata e imprevedibile (solo pochi mesi fa) per la maggioranza uscente. Le loro dimissioni apparivano, pertanto, scontate, anche per dare spazio a scalpitanti “pulzelle”, garantire la presenza femminile in questa “opposizione-vintage” e, soprattutto, “liberare” uno dei due Perrone dall’”atroce sacrificio” di essere stato “costretto” a candidarsi “per esigenze supreme” (e assai “perscrutabili”) e l’altro dalla “spada di Damocle” di una possibile (e fondata) incompatibilità.

Un altro “matrimonio” (politico, naturalmente!), invece, si celebra dopo dieci (e più) anni di fidanzamenti, corteggiamenti “a fase alterne”, tradimenti, abbandoni, fughe e ritorni: quello tra Paolo e Maria Rosa. Auguri ai due attempati “sposini”, rispettivamente sindaco e vicesindaco, che già nelle elezioni amministrative del 2006 avevano tentato anzitempo il “matrimonio”, poi “andato in fumo”!

La nota e sfortunata foto delle elezioni 2006, che ritraevano i due in ticket sindaco/vicesindaco

La nota e sfortunata foto delle elezioni 2006, che ritraevano i due in ticket sindaco/vicesindaco

Tutto fila liscio o quasi sino al punto 4), a parte qualche iniziale “scaramuccia” sul p. 1) “Esame delle condizioni di eleggibilità e compatibilità del sindaco e dei consiglieri comunali. Convalida degli eletti”, su cui il Consiglio, contro ogni previsione, vota all’unanimità. Ne approfitta il consigliere Perrone1, il quale accusa la maggioranza di ipocrisia e di avere sparso voci infondate e calunniose a suo danno nel corso della campagna elettorale. In verità, alla luce della vigente normativa, la questione della sua incompatibilità sarebbe fondata e meraviglia che nessuno abbia avvertito il dovere di porre chiaramente e apertamente il problema. La soluzione puramente “politica” del voto unanime sul 1° punto, pasticciata e opportunista, soddisfa “… al momento…” (!!!) maggioranza e minoranze, la prima per tentare di “domare” o almeno arginare la “total war” di Perrone1 e le seconde per intuibili motivi o per cinico opportunismo.

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Si prosegue con il giuramento del sindaco (p. 2). Fila liscia questa volta, al p. 3, persino l’elezione-riconferma di Massimo Sabato quale presidente del Consiglio comunale (viene eletto al primo scrutinio con il voto compatto dei nove della maggioranza) – carica rifiutata dalla neoconsigliera Gabriella Marra – e quella di Rocco Sindaco quale vicepresidente (ottiene i quattro voti dell’opposizione e il quorum al terzo scrutinio).

Una prima nota stonata incomincia ad avvertirsi all’atto dei “ringraziamenti” del neo-rieletto presidente del Consiglio, il quale, poi, per “farsi scusare” e dimostrare la sua declamata “tolleranza”, rischia, nel punto successivo, di trasformare il Consiglio in una “casa” di … eccessiva “tolleranza”. Il p. 4), infatti, prevede solo la comunicazione del sindaco in merito alla costituzione della Giunta: una semplice formalità, essendo l’atto di nomina di esclusiva competenza del sindaco, su cui il Consiglio non ha facoltà di intervenire.

Invece…, invece di procedere al punto successivo riguardante il programma amministrativo, incautamente il presidente del Consiglio concede la parola alla vicesindaco Grasso per i ringraziamenti di rito, che si trasformano in una stanca esibizione elettoralistica. Ne approfittano gli altri consiglieri e assessori per “incunearsi” e intervenire per i propri di ringraziamenti. Chi “a braccio”, come un’emozionata Gabriella Rigliaco; chi leggendo la “letterina” preparata a casa, come il “vecchio” Giuseppe Perrone, le “nuove” Gabriella Marra (l’inesperta neoconsigliera delegata alla Pubblica Istruzione incappa in una gaffe – il più classico dei “lapsus freudiani” – quando ringrazia il sindaco per “gli incarichi affidatimi all’interno della Giunta comunale”!!!) e Ada Ria. Legge persino il “vecchio-giovane” Luigi Felline, che, però, nonostante avesse votato a favore della convalida degli eletti, “dà fuoco alle micce” – o meglio, “appicca fuoco alla benzina”, meritandosi il nuovo appellativo di Fuelline (ingl. “fuel”, “benzina”) – e riapre le ostilità nei confronti di Perrone1 circa la sua incompatibilità. Sostiene che “al momento… non esistono cause di incompatibilità”, facendo intendere che la questione è solo accantonata e lanciando un chiaro messaggio intimidatorio e minatorio all’ex sindaco e vecchio amico/sodale (come dire, “comportati bene, altrimenti…”). Apriti cielo! Chiede la parola “per fatto personale” il primo dei Perrone, che taccia di “ignoranza” l’ex Superman, successivamente sostenuto da Perrone2, che rincara la dose tacciando Felline di “solida ignoranza” e poi la Grasso di dimostrare “uno spesso strato di ignoranza” (per la verità, c’è una corsa di tutti contro tutti per acquisire l’ambito titolo di “mister/miss ignoranza”)… ma non finisce qui… perché il primo (ma poi anche il secondo, seppur con minore animosità) dei Perrone si lancia in un pesantissimo attacco frontale e personale contro la vicesindaco Grasso circa il suo lavoro presso l’Asl e la moralità e compatibilità dell’incarico ottenuto, tacciandola “di tutto e di più” e trasformando il Consiglio in un devastante “Vietnam”… perché poi, cadendo nella provocazione ed esibendo un isterismo preoccupante, risponde la “contraerea-Grasso”, che “lancia” le sue micidiali “bombe” (“Lei – rivolta a Perrone1 – oggi doveva stare in galera da anni per quello che ha fatto… ha speculato per anni con l’Asl e le lastre…”, “ulula”, tra l’altro, all’attonita luna in una piazza incredula e choccata per lo spettacolo indecoroso dei due ex amici e alleati). Tra grida e urla, amplificate dai microfoni nell’ammutolita piazza, e con l’evidente imbarazzo di tutti e l’incapacità del presidente Sabato di “domare l’incendio”, i due “se le danno di santa ragione”… Uno spettacolo indecoroso, che non fa presagire niente di buono per il futuro e che rileva da subito l’incapacità di Menozzi a controllare e domare la sua scalpitante “cavallina”.

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Ora, che esistano seri problemi di moralità e trasparenza nella composizione di questa Giunta (vedremo cosa succederà nella nomina dei Dirigenti…) e nell’affidamento di deleghe (come quella del Personale affidata alla chiacchierata vicesindaco, moglie di un dipendente comunale, ma anche di altre, considerato che, non a caso, in un volantino il M.S.-Fiamma Tricolore ha chiesto di “costituire un Comitato di Controllo sui Lavori Pubblici”…) è un dato oggettivo, ma che si scatenino indecorose bagarre e scontri devastanti e si lancino accuse pesantissime (alcune da Codice penale) tra esponenti di maggioranza e opposizione è francamente penoso. Non a caso, molti cittadini presenti hanno preferito anzitempo abbandonare l’osceno spettacolo.

Il Consiglio ha poi preceduto, negli ultimi punti, alla nomina dei componenti la Commissione elettorale comunale (Rigliaco, Sabato e Perrone V. effettivi; Felline, Perrone G. e Perrone S. supplenti), della Commissione consiliare permanente (Rigliaco, Perrone G., Marra, Perrone S., Gianfreda) e dei rappresentanti comunali nell’Unione dei Comuni delle Serre Salentine (Rigliaco, Marra, Gianfreda).

Nel corso del Consiglio sono stati comunicati anche i capigruppo consiliari: Gino Mastria per la maggioranza (che “conquista” anche l’agognato assessorato, che gli permette di risolvere per i prossimi anni i suoi noti e declamati problemi economici di dipendente in mobilità), Salvatore Perrone e Tonino Gianfreda per le due minoranze.

Che dire?!? … “se il buon giorno si vede dal mattino”!!! Per il resto… no comment e auguri a tutti di buon lavoro!

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Pantaleo Gianfreda

Post scriptum

Dopo le dichiarazioni pubbliche della vicesindaco di essere in aspettativa non retribuita dall’Asl abbiamo finalmente capito l’incomprensibile “mistero” della delibera della precedente Giunta che aumenta le indennità per sindaco e assessori con atto del 24 maggio u.s., “segregata” e pubblicata, però, solo dopo le elezioni (il 7 giugno). Menozzi, su evidente pressione degli interessati, voleva precostituire una situazione di fatto per i nuovi assessori, in particolare per Maria Rosa Grasso, dipendente pubblica in aspettativa non retribuita, e Gino Mastria, da tempo “lamentoso geremia” sulla sua condizione di lavoratore in mobilità, che gli permette di guadagnare “solo” 900 euro al mese (rispetto ai 1.800 di prima) senza far niente (pensa, Gino… ci sono persone che, pur lavorando, non riescono a guadagnare nemmeno la metà!). D’altro canto, è noto che Menozzi aveva convinto Gino Mastria, che, traumatizzato (come lui stesso diceva in giro) dall’esperienza amministrativa, non intendeva più ricandidarsi, a rimettersi in lista proprio con l’impegno che lo avrebbe nominato assessore al posto di Rocco Resta. L’allettante offerta non poteva essere rifiutata dal buono e “generoso” Gino, potendo integrare così il suo “mobile” stipendio per i prossimi anni, sino al raggiungimento della pensione. Chi ci ha “rimesso le penne” è la neoeletta consigliera Gabriella Marra, quarta degli eletti, alla quale toccava un assessorato in base al principio, valevole per gli altri tre che la precedevano nelle preferenze, di assegnare gli assessorati ai primi quattro eletti. Gino Mastria è risultato solo il 5° degli eletti, ma gli “accordi di ferro” preelettorali stipulati con Menozzi gli hanno permesso di scavalcare la povera e ingenua Gabriella, che, dal canto suo, ha fatto l’errore di fidarsi e affidarsi nelle trattative con Menozzi al cognato invece che al più esperto e collaudato zio…


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Pantaleo Gianfreda