La svolta del PD salentino dopo l’elezione del segretario Piconese: un intervento

31 Luglio 2014 Off Di Pantaleo Gianfreda
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PDL’elezione di Salvatore Piconese a segretario provinciale ha rappresentato una piacevole sorpresa e una svolta nel PD salentino. Al di là del positivo risultato elettorale del 25 maggio, Piconese e la sua segreteria hanno posto, sinora con buoni risultati, l’obiettivo di riconnettere il partito al territorio.
E’ indubbio che il PD salentino avesse bisogno di una scossa e di rinnovamento. Le diverse iniziative fiorite in questi mesi testimoniano un partito vivo, che si confronta (anche polemicamente), propone, si fa carico delle problematiche del territorio, coinvolge nuovi soggetti e interlocutori. Indubbiamente la leadership di Matteo Renzi ha aiutato il positivo risultato elettorale del PD salentino. Al contempo, però, bisogna rendere merito al determinante “valore aggiunto” politico-territoriale. Altrimenti non si capirebbe perché, a fronte del dato circoscrizionale al 35,4% e regionale al 33,5%, Lecce si posizioni, prima tra le province pugliesi, al 35,6% e, all’interno di questo dato, il risultato dei Comuni salentini oscilli tra il 23,79% di Palmariggi e il 60,29% di Patù. Certo, sarebbe sbagliato “sedersi sugli allori”. Il ruolo dei più anziani deve essere quello di aiutare con umiltà il nuovo gruppo dirigente e il processo di cambiamento e irrobustimento del partito, che finalmente assume dimensioni e connotati da sinistra di “Partito della Nazione”, anche nella nostra provincia. Perché va dato atto a Piconese di aver imboccato la strada giusta, lungo la quale mi auguro ci sia anche una più stretta sinergia con tutte le rappresentanze istituzionali del partito e un più attento ascolto delle/dalle minoranze interne che vogliano contribuire alla gestione del partito senza pregiudizi e con generosità.
Lascia perplessi, invece, l’azione di chi si avventura in analisi strumentali o in attacchi stizzosi. Qualcuno addebita oggi a Piconese vizi e limiti di sue passate gestioni. In queste dissertazioni c’è indubbiamente materia di studio per la psicanalisi più che per la politica. Solo da questa visuale riesco a spiegarmi il duro intervento di Sandro Frisullo, “iscrittosi alla segreteria del partito” sin da tenera età, dirigente di primo piano della sinistra salentina e pugliese, provetto nocchiero della sua carriera politica dalle anguste stanze leccesi di via Q.F. Balbo a quelle baresi ed istituzionali di Lungomare N. Sauro, infrantasi poi su scogli “tarantini”.
Quasi sempre mi ha diviso da Sandro la concezione del partito, anche quando, nel 1983, dopo aver diretto la Confcoltivatori provinciale, egli insistette per un mio ingresso nella sua segreteria. Già in quegli anni prefiguravo un partito democratico e aperto, mentre Sandro, non a caso denominato Frisuslov (Suslov, ideologo del comunismo sovietico), si ergeva a custode dell’ortodossia. Questa “libertà” mi costò la sua “scomunica” e l’espulsione “centralistico-democratica” dalla segreteria. Fu una brevissima ed agghiacciante esperienza, alleviata solo dal gratificante rapporto con tanti bravi compagni e con le sezioni. In quei tempi, compagni di valore che non vollero sottoporsi al “padrone” vennero emarginati. Di cosa pontifica oggi Sandro?!? Anche certa politica machiavellica e cinica, covo di molti vizi e poche virtù, reclama un minimo di pudore. Certo, non si può richiedere coerenza! Fa un certo effetto leggere disquisizioni e attacchi proditori. Quello che descrivi, caro Sandro, era proprio il partito che tu dirigevi! Giudizi analoghi venivano adoperati per criticare la tua segreteria e la tua gestione del partito. Sono contento che anche tu oggi abbia capito, sebbene in ritardo di trent’anni e tramite una non lineare azione retrospettiva che li “attualizza” addebitandoli ad altri, limiti ed errori passati. Non è che oggi sia tutto “rose e fiori”, ma, nonostante i tanti limiti, preferisco questo PD al tuo PCI/PDS! Oggi c’è un dibattito democratico, aperto e alla luce del sole e nessuno rischia scomuniche. Anche ieri la lotta per il potere e le cariche elettive era dura e sorda, ma limitata ad un ristrettissimo numero di “unti dal Signore”, mentre oggi sono le primarie a determinare alla fine i candidati.
Sia ben chiaro, non c’è animosità nelle mie parole, ma solo il desiderio di far tesoro degli errori passati e guardare avanti. In momenti difficili sono stato umanamente vicino a Sandro, del quale ho sempre apprezzato la grande passione politica e una certa intelligenza, pur criticandone le degenerazioni.

Salvatore Piconese, segretario prov.le PD

Salvatore Piconese, segretario prov.le PD

Vorrei, soprattutto, che tutti guardassimo al futuro e ci sforzassimo di vedere il “bicchiere mezzo pieno”, più che quello “mezzo vuoto”. Il “panta rei” eraclitiano ci ricorda che non ci sono “uomini per tutte le stagioni” e che i nostri passati errori devono aiutare i più giovani a non commetterne altri. Se saremo uniti, propositivi e costruttivi, pur nella legittima, ma civile, pluralità delle posizioni, l’odierno partito della sinistra italiana, pervenuto a risultati così ampi e inimmaginabili, potrà rafforzarsi ed esercitare nei prossimi decenni un efficace ruolo di governo e un’opera di profondo cambiamento dell’Italia e del Salento.
L’esperienza mi ha insegnato, con ritardo, che il persistere di animosità in politica rischia di creare solo danni. Scriveva Sant’Agostino: “Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere”.

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Pantaleo Gianfreda
Consigliere comunale di Collepasso e componente Assemblea provinciale PD


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Pantaleo Gianfreda